giovedì 28 settembre 2017

PARTIRIPARTI - FESTA DELLO ZAFFERANO

 Festival dello Zafferano a Toledo (Spagna) dal 27 al 29 Ottobre



La città Consuegra, situata ad una distanza di km da 60 Toledo è proprio nel mezzo delle vaste piantagioni di zafferano.

Rose di Saffron Festival è stato tenuto ogni anno da 1963.

Il festival è in corso per più di una settimana tra gli ultimi due fine settimana di ottobre.
Lo zafferano è stato raccolto, i fili vengono essiccati e confezionati.

In generale, il mese di ottobre è tempo di raccolta in molti paesi europei.
Non sorprende, diversi festival si tengono per celebrare la fine del duro lavoro e la proposizione di successo nel del raccolto.

Questa particolare coltura è un incantevole, piccolo fiore di colore variabile dal blu chiaro al lilla, contenenti fili gialli nei petali che compongono lo zafferano, la spezia più costosa del mondo.

Castilla La Mancha in Spagna centrale è il centro dove la migliore qualità di zafferano cresce in Spagna, grazie al suo clima.

Si tratta di un lungo lavoro per raccogliere i fiori. Il momento migliore è la mattina presto quando i petali si aprono. Poi si estraggono i fili chiamati anche stigma e si lasciano esiccare.
Solo allora lo zafferano è  pronto per l'uso, venduto all' oncia e spesso presentato in splendidi vasetti di vetro.
E' tutto fatto a mano, senza macchinari. La Paella, il piatto più famoso della Spagna, non sarebbe lo stesso senza zafferano. Dà un colore appetitoso e un sapore distintivo.

Consuegra ha ancora più attrazioni

Su una collina sorge un imponente castello del 12° secolo che è stato recentemente restaurato.
Sulla collina successiva si trovano i migliori mulini a vento meglio conservati della Spagna e ciascuno con un nome.
Sono i più famosi perché Castilla La Mancha è il paese di Cervantes.

I mulini fanno parte del festival e così fa l'incoronazione di un festival regina: Dulcinea.

Durante il festival, il popolo di Consuegra indossano i loro costumi tradizionali e trascorrerete un fine settimana di danza, mangiare, bere, dalla mattina alla sera.
Una visita a questo straordinario festival della gastronomia non solo vi darà la possibilità di assaggiare le migliori paella e altri piatti a base di riso, ma anche per godere di monumenti storici e di arte, se si decide di fare il breve viaggio a Toledo.

Una diversa esperienza in Spagna.





martedì 26 settembre 2017

PARTIRIPARTI - FUOCO! FOOD FESTIVAL

FUOCO! FOOD FESTIVAL

 

Torna nei Monti Iblei la manifestazione enogastronomica più pazza d’Italia.
Grandi chef, un bosco e solo il fuoco a disposizione.
Cuochi, produttori del territorio, cantine e birrifici da tutta la Sicilia, tra degustazioni, laboratori e dimostrazioni.

Natura, grandi cuochi e piccoli produttori. Fuoco! Food Festival, la rassegna dei Monti Iblei che fa incontrare cucina e agricoltura, arriva alla seconda edizione riproponendo una formula unica in Italia, pensata per promuovere un territorio ricco di tradizioni contadine e produzioni agricole di qualità.
Più di trenta cuochi da tutta Italia cucinano solo con il fuoco! con i prodotti dei Monti Iblei. Con loro 10 cantine da tutta la Sicilia e 30 piccoli produttori del territorio. Niente attrezzature moderne ma il materiale che per tradizione si è sempre usato in campagna: braci, griglie, pietre vulcaniche, tegole, anfore, cotture sotto terra. Per una cucina buona da mangiare e buona da pensare, ecologica, in grado di stimolare la condivisione e valorizzare i prodotti italiani.

I protagonisti:

L’elenco completo dei cuochi di Fuoco!:
Andrea Alì (Ristorante Andrea di Palazzolo Acreide), Mattia Angius (Tipografia Alimentare di Milano), Marco Baglieri (Il Crocifisso di Noto), Cesare Battisti e Luca De Santi (Ratanà di Milano), Renato Bosco (Saporé di Verona),  Antonio D’Angelo e Simone Masuzzo (Molo47 di Formentera), Mariasole Cuomo, Bonetta Dell’Oglio, Roberto Di Pinto, Carmelo Floridia (Locanda Gulfi di Chiaramonte Gulfi), Sebastiano Formica (U’Locale di Buccheri), Bernardo Garofalo, Adriano Iemmolo (Laboratorio del Sapore di Modica), Takeshi Iwai (Ada e Augusto di Milano), Tony Lo Coco (I Pupi di Bagheria), Emiliano Lopez (Big Al di Roma), Cinzia Mancini (Bottega Culinaria di San Vito Chietino), Vincenzo Monaco (Corsino di Palazzolo Acreide), Valeria Mosca (Wood-ing di Milano), Giuseppe Oriti (Agriturismo Vecchio Carro di Caronia), Franco Pepe (Pepe in Grani di Caiazzo), Angelo Pumilia (Foresteria Planeta di Menfi), Gaetano Quattropani (Valentino di Palazzolo), Ninni Radicini (Casa Ciomod di Modica), Diego Rossi (Trippa di Milano), Giovanni Santoro (Shalai di Linguaglossa), Vincenzo Tiri (Pasticceria Tiri di Acerenza), Ciccio Torre (La Mia Sicilia), Virgilio Valenti (Brianteo di Burago Molgora), Jean Marc Vezzoli (Longoni di Carate Brianza), Luca Zampa (Sulle Nuvole di Milano), Giuseppe Zen (Mangiari di Strada di Milano), Francesco Manuele (Nuova Dolceria di Ferla).
I fuochi saranno accesi da Sebastiano Formica e Mattia Angius.

I laboratori nel bosco (su prenotazione):

Marco Poidomani, presentato da Moak, “Il caffè del futuro” – tecniche di estrazione a confronto
Valeria Mosca “Mangiare le erbe selvatiche”, passeggiata con raccolta
Giuseppe Grasso e Bonetta Dell’Oglio: “Il fumo e la carne”, carne da pascolo siciliana e le tecniche di affumicatura con materiali autoctoni
Virgilio Valenti, Giacinto Callipo e il Marchese Gargallo: “Dalle tonnare all’industria moderna”, i tagli e le cotture tradizionali del tonno
“Le api: saperi e sapori”, dal miele allo spirito
Sigaro TOSCANO ® Il sigaro gastronomico: accostamenti trasgressivi con distillati, formaggi, passiti e cioccolata. A cura di Eleonora Uccellini
Gaetano Quattropani: la salsiccia di Palazzolo Acreide
Sebastiano Formica “L’addomesticamento del fuoco”: tecniche di accensione e di controllo del fuoco in uno spazio aperto
Degustazione di Olio Extravergine di Oliva

  

Dove

BUCCHERI, Sabato 30 settembre
Ore 10-19
Biglietti solo su prenotazione a info@fuocofoodfestival.it
(€50 piatti, degustazioni di birra e vino e laboratori inclusi).

 



lunedì 25 settembre 2017

PARTIRIPARTI - ASOLO - FESTIVAL DEL VIAGGIATORE

Festival del Viaggiatore ad Asolo (TV) - dal 29 Settembre al 01 Ottobre 

Ogni vita è un viaggio e il viaggio è metafora della vita.

Il Festival del Viaggiatore si propone di esplorare la dimensione del viaggio in tutte le sue accezioni: percorsi, vissuti e sogni di viaggiatori che si muovono trasversalmente dal mondo dell'arte a quello del giornalismo, dalla letteratura all'economia, dalla geografia all’escursionismo, dal teatro al "fragrance design", dal cinema alla moda, dalla radio alla musica.

Asolo per tre giorni si trasformerà in un salotto a cielo aperto, dove i viaggiatori racconteranno le loro storie seduti nei caffè, nei giardini privati delle ville asolane, nei palazzi storici in cui hanno vissuto personaggi illustri, nel teatro dedicato alla Duse, sotto la loggia e nel chiostro del convento.

Il Viaggiatore

È colui che ha una storia da raccontare, un punto di vista da condividere o una visione di futuro.

E' colui che offre al pubblico, a sua volta viaggiatore, percorsi creativi, esistenziali, geografici, sentimentali, imprenditoriali, sensoriali. È l’artista e lo scrittore, il giornalista e l’esploratore, il geografo e il musicista, l’impiegato e l’economista, il libraio e il prete, l’artigiano e il melomane, l’attore e l’assicuratore, il writer e il caricaturista, il blogger e il critico, il battitore d’aste e l’architetto...

Premio "Un libro per il Cinema" 

Il Premio Segafredo Zanetti – Città di Asolo "Un libro per il cinema", premio letterario nazionale, da quest’anno è dedicato alla narrativa per il cinema. Il legame con Venezia e la sua Mostra del Cinema non è casuale. Asolo ha sempre avuto con la città lagunare un rapporto particolare tanto da essere chiamata “la piccola Venezia”.

Per Asolo sono passati anche molti attori e registi come Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Cesco Baseggio, Ave Ninchi, Catherine Deneuve, Faye Dunaway, Tinto Brass, Laura Antonelli, Lando Buzzanca, John Malkovich. Asolo, dal canto suo, è un naturale set cinematografico, per bellezza e memorie vive come respiri.

La Regione del Veneto, che ci sostiene, ha ritenuto importante dare al Festival del Viaggiatore e al premio Segafredo Zanetti uno spazio all’interno della Mostra del Cinema di Venezia.

giovedì 21 settembre 2017

PARTIRIPARTI - FRIBURGO

Weekend a Friburgo

 

Cominciamo la nostra piccola guida su Friburgo da una curiosità: la città non si chiama Friburgo ma “Friburgo in Brisgovia” (Freiburg im Breisgau)! Il motivo risiede nel fatto che Friburgo ha una sua omonima svizzera, una cittadina di 35mila abitanti immersa nel verde. Friburgo in Brisgovia è una città tedesca di circa 300mila abitanti, vicina alla Foresta Nera, alla Svizzera e alla Francia.

La cittadina è particolarmente piacevole da visitare o abitare: circondata dalla natura e graziata da un clima insolitamente mite per la Germania, è una città a misura d’uomo ricca di storia e culturalmente frizzante.

Non solo: Friburgo è una delle città più ecologiche d’Europa. Quasi tutta la popolazione si sposta in bicicletta o con i mezzi pubblici, anche grazie ad una tariffa unica, ed il centro è completamente chiuso al traffico. La città è considerata la capitale europea dell’energia solare e presso Vauban, un distretto distante appena 4 km, è stato costruito un quartiere residenziale interamente eco-friendly.
Non è un mistero, quindi, che sia una meta apprezzata non solo dai turisti ma anche da tanti studenti stranieri che potranno vivere un’esperienza internazionale frequentando la prestigiosa università di Friburgo, ma anche passando un piacevole tempo libero in una città a misura d’uomo, vivace e piena di locali e negozi.

Monumenti e Attrazioni: Cosa Vedere a Friburgo

Come abbiamo detto Friburgo è ricca di architetture che risentono delle origini dei suoi signori non solo tedeschi, ma anche francesi ed austriaci, per cui ha un’atmosfera differente da quella delle altre città tedesche. Passeggiare senza una meta per le sua strade, in particolare della città vecchia (Altstadt), magari fermandosi presso una bottega o immergendo i piedi in uno dei tanti canaletti che percorrono l’intera città, è già un’attività piacevole ma non si può visitare Friburgo senza scoprire almeno alcuni dei suoi monumenti e palazzi storici più importanti.

Tra i palazzi storici ricordiamo quelli del Municipio Vecchio e del Municipio Nuovo, il primo del XVI secolo, il secondo del XIX secolo, e la cinquecentesca Kaufhaus, l’Antica Casa dei Commercianti, con le sue torri angolari e il suggestivo color rosso granata.

Degne di attenzione sono anche le due antiche porte della città, SchwabentorMartinstor.

Tra i monumenti di maggior rilievo c’è la cattedrale gotica (Freiburger Münster) costruita in calcare rosso tra il XIII e il XVI secolo e abbellita da decori e splendide vetrate, molte delle quali risalenti al medioevo; la ricchezza dell’architettura e delle decorazioni è merito dei finanziamenti che durante il ‘400 e il ‘500 furono elargiti dall’Università, dalla dinastia degli Asburgo ma anche dalle corporazioni dei minatori e dai ricchi mercanti e artigiani della Foresta Nera .

Accanto alla cattedrale si erge un campanile ottagonale alto ben 116 metri e considerato tra i più belli d’Europa. E’ possibile visitare la torre del campanile salendo una scala a chiocciola di 600 gradini; si potranno quindi ammirare sia le decorazioni a carattere religioso della torre che lo spettacolare panorama sui monti circostanti.

Presso la piazza della cattedrale (Münsterplatz), ogni mattina, ad eccezione della domenica, si svolge un pittoresco e colorato mercato della frutta e dei fiori, le cui origini risalgono al ‘500. Presso il mercato potrete trovare non solo frutta, ortaggi e fiori freschi, ma anche piccole specialità gastronomiche e oggetti d’artigianato.

Curiosità 

Per rilassarvi in un caffè, magari sorseggiando una birra o un bicchiere di vino, vi suggeriamo la Augustinerplatz, la piazza del quartiere Gerberau che rappresenta un punto di incontro non solo dei giovani ma di persone di tutte le età.  Se amate aperitivi e degustazioni, potrete anche assaporare gli ottimi vini prodotti nei vigneti circostanti presso La Casa dei Vini del Baden, una cantina di livello, collocata in un palazzo storico e ricca di interessanti proposte enologiche.

Visitando Friburgo non potrete fare a meno di assaggiare la famosa torta di ciliegie (Schwarzwälder Kirschtorte) e la grappa di ciliegie (Kirschwasser) tipiche della zona della Foresta Nera e famose per la loro bontà.

E a proposito di bontà, come non ricordarvi le bontà, dolci e salate, che potrete gustare anche presso il Caffè Portofino, il bar-gelateria dove troverete tutte le specialità che conosciamo bene: il nostro caffè, un blend realizzato appositamente per noi, grazie al quale potrete gustare, anche in Germania, tutto l’aroma del vero espresso italiano; il gelato preparato con le migliori materie prime; la gastronomia sfiziosa e sempre fresca, perfetta per accompagnare aperitivi e cocktails.



martedì 19 settembre 2017

PARTIRIPARTI - OKTOBERFEST



L'Oktoberfest (lett. Festa d'ottobre, in bavarese spesso d' Wiesn) è un festival popolare che si tiene ogni anno a Monaco di Baviera (München), in Germania, negli ultimi due fine settimana di settembre e il primo di ottobre. È l'evento più famoso ospitato in città, nonché la più grande fiera del mondo, con mediamente 6 milioni di visitatori ogni anno e che hanno raggiunto quasi i sette milioni nel 2011 con un consumo di 7,5 milioni di boccali di birra. Altre città del mondo ospitano feste simili chiamate anch'esse Oktoberfest.

Presso l'area di Theresienwiese, con 42 ettari di estensione, si prepara un grande luna park e si montano gli stand (Festzelte) dove sono servite le sei marche di birra storiche di Monaco di Baviera (Paulaner, Spaten, Hofbräu, Hacker-Pschorr, Augustiner e Löwenbräu) autorizzate a produrre la bevanda per l'occasione. Ognuno dei 14 stand più grandi è in grado di ospitare dalle 5 000 alle 10 000 persone; in ogni stand vi è un palco centrale sul quale si esibiscono gruppi musicali nel tradizionale stile schlager.

La festa inizia con la cerimonia di stappo della prima botte, trasmessa in diretta televisiva in Eurovisione e con la tradizionale processione.

A ben vedere l'Oktoberfest è un grande luna park dove si serve ottima birra nei tendoni appositi, ma parte dell'attrazione per la popolazione locale rimangono comunque gli stand dei giochi e divertimenti, e alcuni di questi hanno mantenuto un carattere antico e al giorno d'oggi poco conosciuto e comprensibile per i visitatori stranieri.

Incredibilmente sopravvive dai secoli scorsi un'attrazione (per me) assurda: il circo delle pulci, flohzirkus in tedesco, e quello dell'Oktoberfest è l'ultimo famoso ancora in vita (questi baracconi ebbero successo e diffusione fra la metà dell'ottocento e del novecento). Le pulci ammaestrate trainano carretti, giocano a calcio, e altre assurde attività.

Sempre dalle fiere degli anni che furono rimane vivo il Vogeljackob ("uccellino Jackob" in tedesco) cioè i richiami per uccelli abitualmente usati per la caccia e qui proposti per divertire i bambini (e farli comprare ai genitori). In realtà non è poi così assurdo come si potrebbe pensare a primo acchitto: li ho visti proporre dai venditori abusivi indiani anche al mercato di natale di piazza Navona a Roma.

L'esperienza dei venditori e l'elevato tenore alcolico degli astanti produce una simpatica combinazione.


Un classico di tutte le fiere di paese è poi Hau den Lukas, cioè il gioco di picchiare con un martello una pedana per far schizzare più in alto possibile su un binario verticale il carrellino correlato, fino a fargli colpire la campana. E' un gioco conosciuto anche da noi e visto tantissime volte anche nei film e telefilm americani, ma che all'Oktoberfest fa un ottimo risultato grazie al fatto che i partecipanti generalmente sono sempre ubriachi. Il divertimeno migliore è stare a guardare più che partecipare.

giovedì 14 settembre 2017

PARTIRIPARTI - ASTURIE

ALLA SCOPERTA DELLE ASTURIE




Il Principato delle Asturie si trova nel nord-ovest della Spagna, ospita i rilievi più alti della Cordigliera Cantabrica e le sue coste sono bagnate dal mar Cantabrico. Le Asturie offrono un connubio perfetto tra cultura, natura e gastronomia. La prima cosa che vi colpirà mentre visitate questa regione della Spagna Verde sono i paesaggi, alcuni veramente spettacolari, come il Parco Nazionale dei Picos de Europa e uno dei luoghi più mitici: i laghi di Covadonga. Oltre che della montagna, potrete godere delle meravigliose spiagge di località turistiche come Llanes, Ribadesella, Gijón o Cudillero. Luoghi ideali per affacciarsi ai tanti belvedere o praticare sport come il surf. E non possiamo dimenticare la gastronomia delle Asturie, dove è vivo il culto per la buona cucina. Prodotti unici come il formaggio Cabrales, la “fabada” asturiana, una zuppa a base di fagioli e carne, il sidro (a base di mele)… sono tanti i piatti e i prodotti tipici che vi delizieranno sicuramente il palato. Dal punto di vista culturale, non vi potrete perdere i monumento di Oviedo e del Regno delle Asturie, dichiarati Parimonio dell’Umanità dall’UNESCO, come ad esempio, la Chiesa di Santa María del Naranco, quella di San Miguel de Lillo o la Chiesa di San Julián de los Padros, o i giacimenti, le grotte e i musei di arte rupestre della zona, con dipinti e incisioni spettacolari, alcuni dei quali realizzati nel 25.000 a.C.

È la terra che ha conquistato il regista Woody Allen e ha visto nascere il campione di Formula 1 Fernando Alonso. Anche voi resterete impressionati dalla ricchezza culturale delle Asturie. Sono molte le opportunità di divertimento offerte da questa regione del nord della Spagna. Volete scoprirle?

Tra mare e montagne vi attendono le Asturie, una regione che racchiude una natura e una varietà di paesaggi che vi lasceranno senza parole. E tuttavia non è questo l’unico motivo per cui vale la pena di conoscere questo territorio della Spagna, custode di un prezioso e importante patrimonio culturale. Prendete nota, perché c’è molto da vedere.

La grandezza nella semplicità

Nessuno ha dubbi: un viaggio nelle Asturie non può prescindere dalla visita delle manifestazioni architettoniche dell’arte preromanica. Si tratta di uno stile originale e unico al mondo, impressionante per la semplicità estetica e che al tempo rappresentò un momento di grande innovazione. Non a caso gli edifici costruiti sotto il suo influsso tra l’VIII e il X secolo sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Nella città di Oviedo e dintorni potrete ammirare i monumenti più rappresentativi come, ad esempio, le chiese di San Julián de Prados, Santa María del Naranco, San Miguel de Lillo e Santa Cristina de Lena. Oltre all’arte pre-romanica, non dimenticate di visitare la Cattedrale e l’Università, o di percorrere il centro storico.

Città da ammirare

Nell’entroterra delle Asturie dovrete fare necessariamente tappa presso il Santuario di Covadonga, all’interno del Parco Nazionale dei Picos de Europa. Sulla costa invece vi sorprenderanno la bellezza del centro storico di Avilés e la città di Gijón, dove potrete scoprire diversi luoghi di interesse, come le terme romane, il quartiere di Cimadevilla, l’Orto Botanico Atlantico e il centro Laboral, uno spazio in stile classicista riconvertito oggi in un grande complesso culturale. Vi consigliamo anche di dedicare un po’ di tempo alla visita di alcuni paesini e cittadine marinare dal fascino particolare, come Luarca, Cudillero e Llanes.
Sulle tracce del passato
Ma c’è di più. Sapevate che il patrimonio culturale delle Asturie risale alla preistoria? La regione è famosa per la presenza di numerose grotte e dipinti rupestri, e i resti paleolitici rinvenuti nelle grotte di Tito Bustillo, la Peña de Candamo, Llonín, El Pindal e Covaciella sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità. Potrete ammirarne la ricchezza artistica direttamente, visitando alcuni siti o contemplandone la riproduzione nel Parco della Preistoria di Teverga. Anche la cultura celtica ebbe grande rilievo nella zona, come dimostrano i numerosi insediamenti che si conservano ancora oggi. Quello di Coaña, compreso nell’area del Parco Storico del Navia, è uno dei più importanti.
Se viaggiate con bambini, sappiate che la proposta che stiamo per farvi li conquisterà: potranno osservare con i loro occhi le impronte lasciate dai dinosauri nelle Asturie milioni di anni fa. Basta seguire l’itinerario litoraneo che percorre i siti paleontologici esistenti tra le località di Villaviciosa e Ribadesella. Il Museo Giurassico di Colunga (MUJA) sarà la ciliegina per questo viaggio nel passato. Da non dimenticare neanche la tradizione mineraria asturiana: differenti itinerari turistici e il Museo Minerario di El Entrego vi avvicineranno a quella che, per secoli, è stata una delle attività principali della regione.

Asturie in festa

Le feste sono un altro aspetto delle Asturie da non tralasciare. Dalla Discesa Internazionale del Sella, evento di fama internazionale che unisce sport e divertimento in egual misura, alle popolari feste gastronomiche, come il Festival del Sidro Naturale o la Sagra del formaggio Cabrales, dove si degustano prodotti tipici della terra a contatto con un ambiente fantastico. Non aspettate che ve lo raccontino.

martedì 12 settembre 2017

PARTIRIPARTI - PONZA

Ponza, ultimo mare senza folla (e low-cost)

 

Spiagge incantevoli tornate semi deserte, un entroterra tutto da scoprire, ora che il grande caldo è alle spalle, mentre hotel e b&b hanno prezzi accessibili: fortunato chi può approfittarne

 

La malia si avverte ancora prima di arrivare, mentre la prua dell’aliscafo partito da Formia (o da Anzio), solca l’ultimo tratto di mare che la stringe in un abbraccio multicolore, sicuro indizio di fondali spettacolari; e poi, ancora, mentre ci si avvicina all’attracco, e davanti agli occhi prende forma la cascata di case pastello, una addossata all’altra e disposte ad anfiteatro attorno al porto borbonico. Ponza incanta già al primo sguardo, come sanno i tanti habitué che, arrivati qui una volta, non hanno mai smesso di tornarci. Del resto, non sarà un caso che alcuni storici abbiano identificato la maggiore delle Ponziane con l’antica Eea, l’isola di Circe, la maga che, racconta Omero, fece innamorare Ulisse.

DI CALETTA IN CALETTA
Beato chi può godersela adesso, quest’isola figlia di eruzioni e di erosioni. Ora che non ci sono più flotte di imbarcazioni a intasare le splendide baie e che le calette di sabbia o ciottoli sono tornate semi deserte e silenziose. Per ogni giorno, una diversa. Chiaia di luna è la più famosa, una mezzaluna color borotalco orlata dall’acqua turchese e un’altissima falesia in tufo a farle da quinta. La si osserva dall’alto dal Grand hotel omonimo, un quattro stelle con piscina e terrazze proprio a picco sulla spiaggia. Ci si spinge fino a Capo Bianco, spettacolare scogliera di rocce abbaglianti ricca di insenature e grotte, habitat del falco pellegrino; oppure si va a Cala Fonte, un porticciolo naturale in miniatura dove i pescatori del posto vanno e vengono a bordo dei loro gozzi, carichi del bottino di giornata. Accanto a Cala Feola, una lingua di sabbia e ciottoli e acqua trasparente come cristallo, ci sono le piscine naturali, vasche di roccia create dai vulcani e scolpite dall’acqua e dal vento. Dalla baia partono le escursioni in canoa organizzate dalla Polisportiva Ponza che propone pure corsi per principianti e di perfezionamento (polisportivaponza.it). Ma a Cala Feola si viene anche per un pranzo a pelo d’acqua sulla terrazza in legno de La Marina da Gennaro e Aniello (tel. 0771.80.86.14). In tavola, oltre il pescato del giorno, sorprendenti prelibatezze come le pale di fichi d’India alla parmigiana.
Non tutte le spiagge sono accessibili via terra e per raggiungerle si noleggia un’imbarcazione o si prenota una delle tante escursioni organizzate, alcune dirette anche alle isole vicine, Palmarola e Zannone (Barcaioli ponzesi, tel. 0771.80.99.29).
Riserva sorprese pure l’entroterra. E ora che il caldo torrido è alla spalle, è piacevole perdersi fra sentieri e rocce ricoperte di macchia mediterranea, in mezzo ad agavi e fichi d’India, cespugli di cisto e corbezzolo, fra profumi di timo, rosmarino e finocchietto selvatico. E non c’è solo natura. Ogni percorso regala una scoperta: necropoli e cisterne romane, resti di fortini borbonici e di monasteri cistercensi, commoventi cappelle votive. Verso punta del Fieno e sopra l’abitato di Giancos l’attrazione sono i terrazzamenti ricoperti di vigneti da cui si ricavano i vini tipici dell’isola, Biancolella, Piedirosso, Malvasia. E qualche innovazione di successo. Come il Don Ferdinanado di Marisa Taffuri, un brut metodo classico, inserito nella top 100 dei migliori vini d’Italia di Expo 2015, da degustare direttamente in cantina, fra le vigne che guardano il mare (tel.338.26.72.579). Qualunque itinerario si scelga, i panorami sono compresi. Il più spettacolare, quello che si ammira dai 280 metri del Monte Guardia, il punto più alto di Ponza, da dove lo sguardo abbraccia l’intero arcipelago, fino a Ventotene e Santo Stefano, le due isole più lontane.

PANORAMI MOZZAFIATO
Lascia senza fiato anche la vista dal b&b Il Gabbiano, una villa in stile mediterraneo con terrazze che si rincorrono, immersa in un giardino che profuma di pitosfori. La posizione, su un crinale lungo la strada che porta in contrada Le Forna, è ineguagliabile, con affaccio su entrambi i versanti dell’isola: da un lato, il mare aperto su cui si staglia il profilo di Palmarola, l’isola amata da Folco Quilici, dall’altro il porto con le case arcobaleno. Solo sei camere, fra cui due nuovissime suite con bagni super attrezzati, e ambienti in uno stile marinaro ricercato, ricco di dettagli. A prezzi che ora sono decisamente accessibili (doppia 80 €). “Miracoli” del fuori stagione. Che contempla pure altri piccoli, ma non secondari vantaggi. Per esempio, trovare un tavolo libero nei ristoranti più rinomati dell’isola, che, va detto, sono gli stessi da anni. Perché Ponza accetta le novità con il contagocce. E anche questo, in fondo, è parte del suo fascino.
E, allora, si prenota da Acqua Pazza, sulla piazzetta del porto, dove dal 1989 Gino Pesce elabora il pescato e le verdure locali in creazioni da una stella Michelin, come Burrata, gamberi crudi e acqua di pomodoro o Rigatoni napoletani, calamaretti spillo e lime. Atmosfere più informali all’Oresteria, due salette in stile bistrot e una serie di tavolini all’aperto vista mare, su corso Pisacane (tel. 347.30.11.376). È il regno di Oreste Romagnolo che, chiuso il suo storico Orestorante, propone qui i piatti per i quali è famoso fra i frequentatori di Ponza, dalla calamarata al tonno alalonga con cipolla caramellata e menta, al barracuda marinato con olio al peperoncino. Bella la location de Il Rifugio dei naviganti (via Dante, tel. 0771.80.98.32), una terrazza sul lungomare, che affaccia direttamente sul porto. In menu, i classici di mare rivisitati con moderazione e tanti crudi, la loro specialità. Per assaggiare la cucina ponzese verace si va A casa di Assunta, in contrada Capobianco, celebre per le polpette di pesce “povero”, come merluzzo e sgombretti, e per le zuppe di legumi, dalle lenticchie alle cicerchie, che Assunta Scarpati prepara con maestria, seguendo le ricette tradizionali di pescatori e contadini.
Si conclude la serata, manco a dirlo, Au bord de l’eau (Molo Musco, tel. 373.73.96.232), il longue bar con tavoli che sfiorano il mare, sorseggiando uno dei cocktail che Valeria Romano crea racchiudendovi i sapori dell’isola. Come il Ponza, aromatizzato con il finocchietto selvatico.

Chi, i sapori dell’isola, vuole riportarseli a casa, li trova da Ventoinpoppa, in fondo a corso Pisacane: ci sono lenticchie e cicerchie, confetture, conserve di verdure e di pesce, dai friarielli alle melanzane, dal tonno alle uova di pesce spada, tutto prodotto artigianalmente con materie prime locali. Alla ricerca di un souvenir più sofisticato si risale la via e ci si ferma a Cala Corallo per acquistare i piccoli gioielli in oro e argento creati da Alessandra Ravenna, la proprietaria, prendendo ispirazione dall’ambiente naturale: pendenti a forma di pesce, orecchini come stelle marine. Motivi che Maria Rita Menichelli riproduce invece su tovaglie, asciugamani, copri cuscini, realizzati a mano e in vendita nel suo laboratorio artigeniale, La porta del sole.

lunedì 11 settembre 2017

PARTIRIPARTI - ASTYPALEA

Astypalea: taverne sul blu, spiagge dorate e case in affitto

 

In Grecia, un gioiello nell'Egeo. Un'isola con aeroporto, ma lontana dalle rotte turistiche classiche. I ristoranti e le dritte per affittare casa

 

 

Astypalea è l’isola greca fuori catalogo: piccoli kafenion, i ristoranti che cucinano pesce e verdure dell’orto, e studios in affitto. Già parte del Dodecaneso, ma con il paesaggio arido e l’architettura delle Cicladi, è rimasta sorprendentemente fuori dalle rotte del turismo, nonostante l’aeroporto. Baie deserte, mare color cobalto, isolotti dalle sabbie candide, taverne sulla spiaggia, la Chora dominata dal Kastro e dalle cupole blu delle chiese: il tesoro di Astypalea si è conservato intatto. Per nulla modaiola, ha solo due boutique hotel e poca vita notturna, concentrata a Livadi e nella Chora. È perfetta per affittare casa e fare una vacanza fuga.

LA PIAZZA, IL CASTELLO E I MULINI A VENTO
Boutique hotel e delicatessen – la Chora di Astipalea è una delle più suggestive dell’Egeo. Strade che salgono tra i cubi bianchi delle case, colpiti dai lampi di azzurro di porte e finestre, e, in cima, la mole solenne del kastro in pietra, il castello medievale, dove si entra tra le mura in pietra e i torrioni che racchiudono le cupole blu di Panagia tou Kastrou, la Madonna del Castello, e di Agios Giorgios. La prima sosta è da Casa di Vino, per i sapori autentici dell’isola: il chlori e il ladotiri, formaggi di capra, il miele al timo, la pougia, dolce tipico. La piazza è delimitata dal profilo degli 8 mulini a vento, scenografica con le luci della notte.
È il panorama che si gode dalle terrazze a picco sul mare del ristorante (anche hotel, spartano) Akti, sulla costa di fronte. Si assaggiano l’insalata Akti, rucola con frutta secca macerata in cognac, chlori, miele di timo, e i Kritharaki, la pasta tipica, con aragosta. Da non perdere Eliana, la panetteria-pasticceria sulla strada per Livadi: biscotti secchi alle erbe, allo zafferano coltivato sull’isola, al formaggio. A pochi passi sorge Pylaia, boutique hotel che riprende la forma della Chora nelle terrazze digradanti verso la piscina, oggetti di design, Spa e letti in muratura, modellati in alcove. Accanto, c’è anche Tholaria (solo 9 appartamenti e colazione con prodotti locali), stile minimal e suggestioni greche, e la vecchia casa sotto il Kastro trasformata in 4 piccoli studio. Sempre accanto al Kastro, le Maisonette Oltre Mare hanno una posizione ultra panoramica su Pera Ghialòs, il porto sottostante, e sui promontori della Messa Nissì, la parte occidentale dell’isola. 

CHORA, LIVADI E ASTYPALEA
Case e studio in affitto:
le terrazze degli studio di Kilindra, al limitare del paese, guardano sull’altro lato del promontorio. Lo sguardo vola sulla spiaggia di Livadi e sul litorale frastagliato della Exo Nissì, la parte orientale, con Aghios Kostantinos e il capo Echili. Gli studio ricreano la tipica atmosfera delle case nobili del secolo scorso, si può persino richiedere Living in Blue, programma di massaggi, sedute di agopuntura e tisane. Ha vista sulla Chora anche Ixthioessa, sulla strada tra il porto di Pera Gialòs e il capo ‘A Punta. Sono 9 studio con angolo cucina, letti a baldacchino, porte recuperate da antiche chiese trasformate in tavoli e tanti balconcini. Si affittano biciclette e si cena da Maestrali, il ristorante sul porto: pesce, verdure dell’orto ma anche capretto al forno con patate e coniglio al vino. Il dopo cena è da En Plo, il lounge bar più nuovo dell’isola. Al di là degli 8 mulini, sulla collina che fronteggia la Chora, si elevano gli edifici più recenti. Tra questi, Andromeda ha 8 studio con piccola cucina e terrazzino che inquadra la vista da cartolina. Per trovare le Melogranos Villas bisogbna salire, ma lo sforzo è ricompensato da tre lussuosi appartamenti: forme organiche e essenziali, pavimenti e pareti in calcestruzzo spazzolato alternati a vecchie piastrelle, divani in muratura, bagni rivestiti di roccia e sassolini, cucine anni ’50. Unico neo, la distanza dal centro. L’auto è indispensabile.

ON THE ROAD
Spiagge e vedute da cartolina:
 vale la pena spingersi verso Messa Nissì, la parte orientale dell’isola. Poco oltre il capo, ‘A Pounda, si raggiunge la casa in pietra di Peggy Linardatou. L’appartamento in affitto, con mura in pietra e mobili della nonna, ha il plus della spiaggia privata, raggiungibile con un sentiero tra la macchia. La strada corre tra vedute da cartolina e lambisce la spiaggia di Steno, vicina all’istmo che collega le due parti di Astypalea. Sentieri per trekking si perdono tra i mirti e i rosmarini odorosi portano alle piccole baie e agli scogli dorati bagnati dal mare smeraldo di Plakes. Chi preferisce la totale solitudine non si perda l’isolata Chrissi Amos, dalla sabbia color dell’oro, e chi ha bambini la spiaggia dall’acqua bassa di Analipsi, villaggio chiamato anche Maltezana. Qui Almira, è l’imperdibile taverna tradizionale davanti al blu.


giovedì 7 settembre 2017

PARTIRIPARTI - IN VIAGGIO NELLE MARCHE

Tra i borghi delle Marche: da Urbino, alla scoperta del Fermano e del Piceno

Un'avventura slow da Urbino verso l'entroterra di Fermo e del Piceno. Campagne, colline e borghi-gioiello dove si lavora a un nuovo Rinascimento

 

“Invecchia solo chi vuole invecchiare”, ripeteva Carlo Bo, critico letterario e indimenticato rettore dell’università di Urbino, che amava offrire perle di saggezza agli studenti. Il grande letterato adorava questa piccola capitale del Rinascimento proprio per la sua ostinazione nel preferire la divertita vitalità della provincia al destino noioso di ennesimo museo a cielo aperto italiano. Un aforisma. Come quello che la gente di qui ama ripete invitando i viaggiatori a prendersi il proprio tempo tra il Palazzo Ducale e le tante chiese del centro storico, Patrimonio dell’Umanità, per poi magari scendere a sud, verso il Fermano, tra borghi fortificati come Mondavio, Corinaldo, Ostra, o lungo il saliscendi tra Cingoli e Tolentino: “La linea retta non è sempre il modo migliore per raggiungere un punto”.

La divagazione, la lentezza diventano stile di vita e quasi una benedizione quando poi si arriva a Servigliano, meraviglia urbanistica con tre archi di apertura sul cardo e sul decumano, un convento ricco di affreschi e un ex campo di prigionia trasformato in Parco della Pace. Qui dalle scosse del 2016 e 2017 gli abitanti hanno subito danni materiali relativi, ma effetti pesanti sul turismo. Oggi però c’è in giro più pragmatismo che depressione in questa località già rinata nel 1772, quando il vecchio paese, travolto da un gigantesco smottamento, divenne il laboratorio della “città ideale” sognata da papa Clemente XIV. E la porta di una terra punteggiata di rocche, vigne e paesini. Difficile scegliere dove fermarsi. Con i borghi è come con i figli: se si ha una predilezione deve essere discreta. Una sorpresa – almeno per chi pensa ancora a delle Marche chiuse, malinconicamente leopardiane – è la vitalità di Moresco. Meno di 700 abitanti. L’immancabile castello a sovrastare la Valle dell’Aso, una torre a sette lati dalle merlature ghibelline, oggi centro d’arti visive, e una piccola chiesa che dai primi del Novecento fa da miniteatro, con 50 posti e un affresco del Quattrocento dietro il palco. Sulla vicina collina, Monterubbiano è al centro di una rete di sentieri e ciclabili, sede di feste che ogni anno rievocano la liberazione da tiranni del passato, ma anche del Teatro Pagani e del polo culturale San Francesco, con auditorium, centro di educazione ambientale e orto botanico.

Lasciando il Fermano per il Piceno, tra i vari borghi delle Marche, merita una visita Ripatransone: offre cinque musei per meno di cinquemila abitanti – Archeologico, del Vasaio, della Cultura contadina – in un borgo compatto, con una tela del Guercino nella cattedrale e un vicolo largo solo 43 centimetri: se non è un errore, è un record. Non lo sono i 494 metri di altitudine, sufficienti però alla nomea di “belvedere panoramico del Piceno”. Si devia verso Offida, a sud del fiume Tesino, per i vigneti, gli oliveti e le ultime merlettaie al lavoro; una terra di mezzo che è un margine e unisce le due migliori tra le Marche ascolane, l’ovest e l’est, i Monti Sibillini e l’Adriatico. Con tanti vini da degustare in cantina, tesori antichi a base di uve Montepulciano, Sangiovese, Trebbiano, Pecorina, Passerina. Acquaviva Picena è il trionfo finale del tour del “piccolo è bello”, lontano da traffico, autostrade e centri commerciali, in micromondi insieme marginali e vitali. La maestosa e severa fortezza medievale degli Acquaviva, con una piccola area espositiva nel mastio, quasi stride con le atmosfere curate del centro storico steso tra due colline, la compostezza delle stradine parallele raccordate da rampe gradonate, l’intimità del Vicolo del Trabucco, dove un tempo stavano le catapulte. In via del Cavaliere ha appena trovato nuova sede il Museo della Pajarola, dedicato al tipico cesto di paglia locale. Qui l’Associazione TerraViva racconta come, in questa terra, con una manciata di paglia, si possa fare di tutto: il necessario e il voluttuario, utensili e lampadari, orologi, perfino orecchini. Un altro segnale di risveglio per la regione ferita. Un passo ulteriore verso il suo ennesimo, piccolo Rinascimento. Come, del resto, eventi quali il festival musicale itinerante estivo RisorgiMarche, le fiere di produttori (For Marche, Food for Good) o anche solo il fatto che qui si trovino le pesche, paste frolle ripiene di cioccolata e bagnate con il liquore Alchèrmes. Da assaporare, ancora una volta, dimenticando l’orologio.

 

martedì 5 settembre 2017

PARTIRIPARTI - RURAL FESTIVAL

Rural Festival, due appuntamenti a “tutta natura”. Per riscoprire sapori antichi

 

Il 2 e 3 settembre, prima tappa nel Parmense. Il weekend del 15 e 16, seconda tappa in Toscana. Incontro con il meglio della produzione agricola e gastronomica dell'Appennino tosco-emiliano

 Se il ritorno al lavoro dopo le vacanze è un po’ ostico, se fate fatica a riabituarvi a neon, uffici e scrivanie, se nonostante le ferie non siete ancora sazi di relax e di verde, in vostro aiuto arriva il Rural Festival, un evento “a tutta natura” che si articola su due appuntamenti: il primo nel weekend del 2 e 3 settembre all’Azienda Agricola Rosa dell’Angelo a Rivalta di Lesignano De’ Bagni (Parma), al centro della food valley parmense, in un’area che ha ottenuto anche la certificazione a riserva Mab Unesco (Man and Biosphereper). Si passa poi in Toscana il 16 e 17 settembre, nel centro storico di Gaiole in Chianti (Siena)in piazza Ricasoli, sede del vecchio mercato delle merci, e lungo il corso principale del paese.

L’obiettivo? Riscoprire il patrimonio di due regioni a vocazione rurale e il lavoro di agricoltori e allevatori che nei due weekend metteranno in mostra i propri prodotti, dai sapori genuini, sani, naturali. Nei vari stand gastronomici presenti al Festival, uno dei più interessanti sul tema della biodiversità agricola, si potranno assaggiare, infatti, tra varie specialità locali, prosciutto di maiale nero, arrosticini di pecora Cornigliese, focaccia di frumento Gentilrosso, testaroli della Lunigiana con farro, gnocchi di patata Cetica, polpa di pomodoro Riccio di Parma, Tortél Dóls con mostarda, torta di patata Quarantina, arrosto di tacchino nero, cipolla Borettana, fagioli Zolfino, olio di Olivastra Seggianese, latte fresco di asina, torta di prugna Zucchella, sorbetto di uva Termarina, miele della Lunigiana. Il tutto accompagnato da vini toscani ed emiliani e formaggi, vaccini e caprini.

Il Festival, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, ospiterà anche modelli di trattori storici Landini e Lamborghini, risalenti agli anni Trenta e Cinquanta, che saranno rimessi in moto per l’occasione. Un appuntamento ideale anche per i bambini, che potranno vivere un’esperienza a contatto con la natura e conoscere le straordinarie specie animali del territorio, come il maiale nero, la pecora Cornigliese e Garfagnina, il cavallo Bardigiano, l’asino Romagnolo, la vacca grigia Appeninica, il tacchino di Parma e Piacenza, la gallina Romagnola e molte altre ancora.

Aperto dalle 10 alle 19, il Festival, il cui motto è “tornare indietro per andare avanti e guardare al futuro”, è a ingresso gratuito e prevede la partecipazione di circa 40 aziende del territorio, tutte provenienti dall’area tosco-emiliana, che permetteranno ai visitatori di conoscere, assaggiare e acquistare i loro prodotti. L’offerta è golosa: cosa aspettate a tornare in vacanza, anche solo per un weekend?

venerdì 1 settembre 2017

PARTIRIPARTI - WEEKEND NEL LUBERON

Weekend nel Luberon: sembra il Colorado, ma è la Provenza

 

 

Canyon, città sotterranee, miniere. Ma anche grandi vini. E il magico percorso dell'Ocra, con vie ferrate per arrampicata, sentieri per bici e cavallo, fiumi da attraversare in canoa. Un mondo variopinto e sorprendente

Ci passano le estati i parigini in fuga da caos e mondanità. Ma anche inglesi e tanti italiani che lasciano Ventimiglia per inoltrarsi, in poco più di tre ore, in paesaggi silenziosi, pieni di luce e colore come un dipinto di Van Gogh. A ogni curva, a ogni cartello sembra aprirsi un set. Perché non c’è luogo di Francia più preservato (e fotografato) del Luberon, là dove la Provenza regala l’aria più pura e cambi di scenario continui: villaggi appollaiati su sculture di rocce, campi di lavanda che ondeggiano per chilometri, strade tortuose e château del Mille che accolgono mostre di pittura. È tutto arcinoto, eppure ogni volta è un’emozione perdersi per vie e borghi pieni di vita e di buonumore. In tarda primavera, poi, quando la luce è ancora più trasparente, spiccano le sfumature rosso e arancione del Massiccio del Luberon. Una scoperta per gli sportivi, che possono fare trekking, o limitarsi a semplici passeggiate, lungo uno dei numerosi itinerari all’interno del Parco Naturale.

Questa è anche la Terra dell’Ocra, minerale che ammanta le rocce e che per secoli ha rappresentato un’importante risorsa economica. A pochi minuti dal paesino di Rustrel, seguendo la dipartimentale D22, si raggiungono le cave più spettacolari, il Colorado Provenzale, un anfiteatro che rimanda agli scorci del Grand Canyon americano. A conferirgli le sfumature rosse sono proprio i giacimenti di ocra del Massiccio del Luberon, usata già dai Romani come colorante. Gli scavi, assieme all’erosione del vento, hanno creato formazioni rocciose suggestive, dai nomi fiabeschi: i Camini delle Fate, il sentiero del Sahara, il deserto bianco, il Circo di Barriès. Pinnacoli multicolore, colonne attorcigliate, falesie che si stagliano nell’azzurro. Tutti gli itinerari per il trekking partono dal parcheggio: è indicato, per chi arriva da Rustrel, lungo la dipartimentale D22. Per il circuito più lungo bisogna calcolare tre ore di cammino, ma ci sono varianti più brevi, di due ore e di un’ora e un quarto. C’è anche il Colorado Adventure, parco-avventura con percorsi di quattro livelli sugli alberi e bungee jumping.

 Il viaggio nella terra dell’ocra prosegue sottoterra, alle Mines de Bruoux, nei pressi di Gargas, dove c’è l’ultima cava attiva in Europa. Aperta nel 1884, ha ridotto le sua attività nel secondo dopoguerra, dopo l’entrata in commercio di nuovi coloranti chimici. Nello stesso periodo, parte dei 40 chilometri di gallerie sotterranee, per la loro umidità, la temperatura costante a 10 gradi e la buona areazione, sono stati utilizzati per la coltivazione di funghi, finché nel 2009 non si è deciso di aprire un museo. La visita si snoda lungo gallerie ampie e alte fino a 15 metri, un dedalo di tunnel con volte maestose quasi quanto una cattedrale. Durante il percorso viene raccontata la leggenda dell’ocra del Luberon. La terra sarebbe diventata rossa per il sangue versato dalla bella Sirmonde: si gettò dalle falesie non sopportando il dolore per la morte dell’amante, ucciso dal marito Raymonde d’Avignone, signore del luogo. Teatro della tragedia fu Roussillon, a poco meno di 10 chilometri da Gargas. Fascinoso, pieno di botteghe e facciate variopinte, il borgo è il punto di accesso al Sentiero dell’Ocra. Un tracciato più facile rispetto a quelli del Colorado Provenzale, con passeggiate che non superano l’ora, perfette anche per famiglie con bambini. Una nota: per quanta attenzione si faccia, la polvere colorata sarà un souvenir inevitabile del viaggio su scarpe e vestiti.

In un raggio di dieci chilometri, la terra polverosa cede il passo alla pietra con cui sono costruite le case, incastonate l’una sull’altra, in un affascinante disordine, di Gordes. Il villaggio è diventato celebre grazie film di Ridley Scott Un’ottima annata, con Russell Crowe (2006, tratto dal romanzo di Peter Mayle).
Per quanto si faccia fatica a staccare gli occhi da vigne e scorci incantevoli, vale la pena di tornare nel sottosuolo. Le cantine del Palais Saint Firmin permettono infatti di scoprire cunicoli, nicchie, frantoi e serbatoi interrati, su sette livelli, fino a una profondità di 18 metri. Per fare fronte alla mancanza di spazio in superficie, tra il XII e il XVIII secolo, nel villaggio-cittadella si sviluppò una vita sotterranea, fatta di magazzini, cantine e mulini per la spremitura delle olive, che dal 1999 è possibile riscoprire visitando la rete di grotte sotto questa grande casa rinascimentale. A un chilometro, il Village des Bories è un sito che risale all’età del Bronzo, con case in pietra, a forma conica, costruite in scaglie di arenaria, senza calce. Nei dintorni di Gordes i camminatori esperti possono cimentarsi con i canyon delle Gorges de Régalon, meglio se accompagnati da una guida naturalistica (tour da giugno a settembre).