mercoledì 2 maggio 2018

PARTIRIPARTI - TERME IN TOSCANA

La mappa delle terme in Toscana: ecco dove andare

La Toscana è la regione italiana con più terme e centri per il benessere e relax: ecco un'utile mappa alle destinazioni più belle


Grazie alla presenza di numerosi giacimenti d’acqua termale, la Toscana è la regione d’Italia che vanta più stabilimenti termali.
Qui, grazie ad acque con una temperatura compresa tra i 25° e i 54°, presentano molteplici proprietà benefiche per il corpo dell’uomo: curano i reumatismi, alleviano le patologie vascolari, regalano sollievo alle patologie respiratorie e del tratto urinario. E, spesso, grazie ai contesti naturali in cui sono inserite fanno bene anche all’anima.

Terme in provincia di Siena

La provincia che ospita il maggior numero di terme e di stabilimenti termali in Toscana è Siena con la splendida Val d’Orcia e il Monte Amiata un vulcano dormiente che dà origine alle acque termali della zona.

Tra gli stabilimenti che beneficiano di queste acque, spiccano i Bagni San Filippo (frazione di San Quirico d’Orcia), una zona termale libera e gratuita all’interno del torrente Fosso Bianco: ampie vasche termali e cascatelle presentano una temperatura di 50° e sono ricchissime di minerali, il calcio su tutti. Ma è il loro contesto, ad essere una vera favola: immersi nel bosco, i Bagni San Filippo sono soprannominati “Balena Bianca”, grazie all’immensità del masso bianco che si getta nel torrente e che somiglia proprio ad una balena.

L’accesso è invece a pagamento a Bagno Vignoni, sempre a San Quirico d’Orcia: sorge qui uno degli stabilimenti termali più importanti di tutta la Toscana, l’albergo Posta Marcucci, con splendida vista sulla Rocca di Castiglione d’Orcia. La meta viene scelta dagli amanti delle terme low cost. È molto suggestiva la piazza delle Fontane al centro del paese dove si trova una vasca medievale circondata da edifici del Rinascimento che distribuisce l’acqua termale in tutto il paese. Luogo magnifico in cui però è vietato immergersi, è stato fonte di ispirazione per molti registi, a partire dal sovietico Andrej Arsen’evičTarkovskij negli anni ‘80: qui hanno recitato anche Carlo Verdone, Francesca Neri, Sergio Rubini, Christian De Sica e Rocco Papaleo.

Ci sono poi le Terme di Chianciano, curative per le patologie del fegato e dell’apparato gastrointestinale (il cui più antico e prestigioso impianto termale è rappresentato dal Parco Termale Acqua Santa e Fucoli), dove le terme sensoriali immerse nel verde del Parco Acqua Santa permettono di scegliere tra diversi percorsi con trattamenti di benessere.

Molto famose sono anche le Terme di Montepulciano che – ricche di zolfo e di bromo – aiutano chi soffre di problemi respiratori, arto-reumatici e della pelle. Qui l’attenzione è rivolta al concetto di prevenzione termale e resilienza allo stress quotidiano grazie a trattamenti specifici rilassanti, riequilibranti e tonificanti.

A Monticiano, le Terme di Petriolo, ad ingresso libero e con acqua a 43°, sono tra le più amate della regione, soprattutto dai turisti stranieri; più chic sono invece i due stabilimenti di Rapolano Terme, l’Antica Querciolaia aperta tutto l’anno e le Terme di San Giovanni, famosi per quelle acque iper-termali che sono le più calde di tutta la Toscana (sgorgano dalla sorgente alla temperatura di 39°) e resi eleganti dalle strutture in pregiato travertino.

Infine, San Casciano dei Bagni: con le sue 42 sorgenti termali, è al terzo posto in Europa per portata d’acqua ed è annoverato tra i borghi più belli d’Italia. Un luogo incantevole, in cui regalarsi un soggiorno di relax. Di questa località non tutti conoscono le terme libere raggiungibili andando oltre via della Fontanaccia e arrivando alle due vasche chiamate Bagno Grande e Bagno Boscolo.

Terme in provincia di Firenze

Poco lontano da Firenze, Gambassi Terme ospita le Terme della Via Francigena ed è famoso per la sua acqua da bere, dalle alte proprietà depurative. Lo stabilimento sfrutta l’Acqua di Pillo, ed è particolarmente indicato per chi soffre di disturbi della digestione. L’acqua di Pillo scorre sotto terra per 50 anni e viene rilasciata ad una temperatura di 15°: viene quindi classificata come “acqua termale fredda”. Veniva utilizzata già nei primi anni del ‘900 e molti sportivi erano soliti fare tappa per sfruttare queste eccezionali proprietà benefiche: tra questi il campione toscano di ciclismo Gino Bartali.

Terme in provincia di Massa-Carrara

La fonte termale di Villa Undulna è frutto di una scoperta casuale a inizio del ventunesimo secolo durante degli scavi (si tratta dunque di uno degli stabilimenti termali più giovani d’Italia). A pochi chilometri da Viareggio e da Forte dei Marmi, Villa Undulna è un resort di lusso ed è l’emblema delle Terme della Versilia che, site a Cinquale, sono le uniche terme toscane insieme alle Terme dell’Elba ad affacciarsi direttamente sul mare. Alla provincia di Massa-Carrara appartengono anche le Terme di Equi, conosciute sin dalla Preistoria e immerse in un panorama da cartolina.

Terme in provincia di Pisa

Per chi decide di regalarsi una vacanza tra Pisa e Lucca, diverse sono le terme che – dalla celebre torre pendente – distano una manciata di chilometri. Casciana Terme è uno splendido villaggio il cui stabilimento, Villa Borri, oltre alle vasche termali ospita un centro benessere e un centro riabilitativo, e offre tutto il fascino di un’antica struttura agricola ristrutturata. L’altra località termale della provincia di Pisa è San Giuliano Terme, con le sue antichissime terme. Sorgono qui i Bagni di Pisa, lussuoso resort del gruppo Italian Hospitality Collection, di cui fanno parte anche Grotta Giusti di Monsummano e Fonteverde. Le piscine sono immerse in un contesto settecentesco ricco di affreschi e di stucchi, e l’effetto è straordinario.

Terme in provincia di Lucca

Un albergo e due antichi stabilimenti danno vita all’Hotel & Terme Bagni di Lucca, in passato uno degli impianti termali italiani più famosi d’Europa, nonché una delle uniche terme in Toscana a disporre di una grotta termale naturale.

Terme in provincia di Pistoia

Due sono anche le località termali della provincia di Pistoia. Innanzitutto, le Terme di Montecatini: frequentate da nobili e famosi di tutto il mondo fin dall’inizio del secolo, ospita lo stabilimento Tettuccio, tra i più importanti al mondo per la cura idropinica: le sue acque da bere sono rinomate ovunque, e sono estremamente efficaci in caso di disturbi dell’apparato digestivo. Situate in Valdinievole, una delle zone più umide dell’entroterra italiano, sono in una posizione strategica, a meno di 50 metri dalle località turistiche di Firenze, Pisa, Lucca, Siena e la Versilia.
L’altra destinazione è Monsummano Terme: il suo innovativo stabilimento termale, Grotta Giusti, prende il nome da una grotta naturale i cui vapori termali vengono utilizzati per curare malattie respiratorie e per offrire trattamenti di bellezza.

Terme in provincia di Livorno

Si trova in provincia di Livorno la prima struttura termale toscana a proporre un percorso di benessere diffuso, in cui i trattamenti termali rientrano in un più ampio percorso olistico di riequilibrio psico-fisiologico. All’interno dell’agriturismo La Cerreta, le Terme di Sassetta sono immerse in uno splendido bosco e coccolano i loro ospiti con un’alimentazione biodinamica. A pochi minuti dal mare, il centro termale di Venturina Terme si avvale invece delle acque della Sorgente Cratere, già note agli Etruschi e ai Romani e utili in caso di  malattie dell’apparato respiratorio, otorinolaringoiatriche, reumatiche, dell’apparato digerente e vasculopatie periferiche.
Sull’Isola d’Elba è possibile trovare un’incantevole piscina termale nella località San Giovanni che è facilmente raggiungibile a piedi una volta sbarcati a Portoferraio. Un’ottima occasione per visitare l’isola e godersi qualche ora di relax prima di rientrare.

Terme in provincia di Grosseto

Anche la provincia di Grosseto, nel cuore della Maremma Toscana, presenta diversi stabilimenti termali. A cominciare dalle dalle Terme di Saturnia, con le Cascate del Mulino che sono tra le più famose al mondo. Terme libere, amate per il contesto naturale in cui sono immerse, si compongono di gigantesche vasche calcaree formatesi nel corso dei secoli e sono super scenografiche. Immergersi nelle loro acque è davvero un’esperienza.
Nella cosiddetta “Zona del Tufo”, invece, le Terme di Sorano sorgono a poca distanza da Pitigliano e Sovana: il loro stabilimento è piccolo e intimo, ma ha il fascino dei tempi antichi, con quella vasca termale che i frati della Pieve utilizzavano già nel Medioevo.

 

 

venerdì 27 aprile 2018

PARTIRIPARTI - REPUBBLICA DOMINICANA

La Repubblica Dominicana è il paradiso dei sub

Statue, formazioni rocciose e soprattutto barche: la Repubblica Dominicana è il regno delle immersioni, grazie ai suoi tanti tesori sommersi 

 

È, la Repubblica Dominicana, uno di quei luoghi che ai sub è in grado di regalare enormi sorprese e straordinarie esperienze. Perché, sotto le sue acque, ci sono dei veri e propri tesori, raggiungibili sia da sub esperti che da quelli alle prime armi. A partire dalla costa settentrionale di Puerto Plata che, con pochi minuti di navigazione, permette di raggiungere Three Rocks, uno dei punti d’immersione più famosi di tutta la Repubblica Dominicana. Siti a 9 metri di profondità, tre pinnacoli di roccia corallina si ergono su di un fondale di sabbia bianca e si lasciano lambire dai pesci damigella e dai pagri dalla coda gialla. Per un’esperienza tra gli animali e la natura.

Un’immersione adatta a tutti è anche quella che permette di raggiungere Cayos Los Siete Hermanos, i 7 isolotti formati da terreni e da sabbie di coralli soprannominati “i 7 fratelli”: nascosti a 3 metri di profondità, nella baia di Montecristi, non è necessario essere sub esperti per raggiungerli. Anzi, il luogo in cui si trovano è considerato il punto d’immersione più completo del Paese, per la ricchezza di paesaggi subacquei – che va dai fondali sabbiosi alle pareti rocciose – e per la sua posizione super favorevole, sempre riparata dai venti. Altrettanto semplice è la discesa verso il Museo Submarino Igneri Caribe Taìno, museo sommerso 3 metri sotto il mare – che, a Punta Cana, tra Playa Blanca e Playa Serena – conta 20 sculture scolpite dal celebre artista plastico Thimo Pimentel, chiamate a rappresentare l’eredità indigena della Repubblica Dominicana.

Nel Parco Nazionale di Cotubanamà, invece, l’Isola di Saona ha una superficie di 110 km2 e si raggiunge con un’escursione dalla spiaggia di Bayahibe, a La Romana. Qui, sub con diversi gradi d’esperienza, possono godere di spot straordinari: tra loto Punta Cacòn – che ha acque poco profonde e regala la vista di splendide aragoste tra le scogliere – ed El Catuano, regno degli squali gatto e delle razze.

Ci sono poi le escursioni riservate ai sub più esperti. Per la profondità a cui i relitti (naturali o artificiali) giacciono, ma anche per le correnti forti a cui sono esposti. Poco lontano da Samanà, ad esempio, c’è Piedra Bonita (anche detta “La Torre”), una delle località sommerse più affascinanti di tutta la Repubblica Dominicana. Sita a 60 metri di profondità – e proprio per questo consigliata solo ai divers d’esperienza -, è un’enorme roccia adornata da spugne, coralli e alcionacei. Infine, le navi. La Enriquillo (RM-22), una nave lunga 44 metri e larga 10 che – donata dagli Stati Uniti alla Marina della Repubblica Dominicana nel 1980 – fu consegnata nel 2006 a Grupo Puntacana perché venisse inabissata nei dintorni di Playa Banca, a 18 metri di profondità, in un luogo esposto a correnti molto forti. Mentre, vicino alle Scogliere di Hemingway, riposa” ad una profondità compresa tra i 22 e i 34 metri la Tanya V, una nave lunga 60 metri e affondata nel 1999. Un luogo perfetto per ammirare meravigliosi coralli e spugne. Purché si sia dei sub esperti.

 

martedì 24 aprile 2018

PARTIRIPARTI - TANZANIA

Mal d’Africa: tra i pescatori di Pemba e i safari in Tanzania

A meno di 50 chilometri dalla costa africana, questa piccola isola dell'Oceano Indiano è lontana dal lusso e i comfort della vicina Zanzibar. Qualche lodge, piccoli resort, una guesthouse gestita da una Ong italiana e, tutt'intorno, solo giungla, sabbia e corallo. Una vera scoperta, da abbinare all'esperienza di un safari nell'area protetta della Selous Game Reserve

 

A Pemba c’è poco, eppure c’è tutto. Spiagge deserte, mare, foreste. Non si viene in questa piccola isola nell’Oceano Indiano, al largo delle coste della Tanzania, se si è in cerca di lusso e di facili esotismi. Qui vivono solo pescatori e contadini, seguendo il ritmo ancestrale delle maree e delle stagioni delle piogge. È un angolo d’Africa dall’anima rurale, ancora autentica, che contagia il visitatore con la sua essenzialità e invita alla lentezza. Pole pole, piano piano in swahili, è la parola d’ordine locale. A soli 20 minuti di volo dalla più celebre e mondana Zanzibar, la porta quasi obbligata per arrivarci, ne sembra lontanissima: 984 chilometri quadrati di terra coltivata soprattutto a chiodi di garofano, una manciata di abitanti di religione islamica osservante, pochi negozi, qualche piccolo resort on the beach. Uguale, ma forse più selvaggia, la sua natura e, soprattutto, la trasparenza del mare.

Il modo migliore per scoprirne le infinite sfumature d’azzurro è approfittare delle escursioni in barca. Le organizza l’Emerald Bay, una struttura di pietra e legno nascosta nella vegetazione tropicale, vicino al villaggio di Chokocho, nel sud dell’isola, e permettono di arrivare fino sui banchi di sabbia, che emergono con la bassa marea. Per vivere così per qualche ora, come naufraghi felici, nel mezzo del blu, facendo snorkeling, prendendo un po’ di sole sulla sabbia candida e rifocillandosi con un lauto picnic. 


PEMBA, L’ISOLA CHE PROFUMA DI SPEZIE

Gli abitanti di Pemba vivono di agricolutura, di pesca e della coltivazione e vendita di tre tipi alghe, destinate all’esportazione in Asia ed Europa, per l’impiego nell’industria alimentare e cosmetica. La raccolta è costante, ogni due settimane. Una o due volte all’anno, invece (più o meno a dicembre e a giugno, dipende dalle piogge), si raccolgono i preziosi chiodi di garofano, vale a dire i boccioli di Eugenia caryophyllata, pianta sempreverde, una delle voci più importanti dell’economia locale. Tanto da essere monopolio di stato e, quindi, oggetto di contrabbando. “Nella stagione della raccolta, chi riesce ad aggirare i controlli della polizia cerca di venderne una parte in Kenya, a un prezzo migliore rispetto a quello, molto basso, pagato dal governo”, spiega Bilali Ally Athman, tanzaniano, padre di due figli, che da oltre 20 anni fa la guida in questa regione.
Un po’ ovunque, lungo le strade e davanti alle case, i boccioli dalla fragranza penetrante sono stesi a seccare su grandi teli. Da verdi e rosso vivo, diventano rapidamente marrone scuro. Chi ama questo intenso profumo di spezie può ritrovarlo tutto l’anno. Basta andare alla Pemba Essential Oil Distillery, della Zanzibar State Trade Corporation, non lontana da Chake-Chake, città principale dell’isola che, a parte qualche bottega e il mercato, non offre nulla di speciale. La visita guidata ai laboratori di distillazione è interessante e, alla fine,  si possono acquistare oli essenziali di alta qualità, ottenuti da piante locali, noti per le proprietà curative e cosmetiche. Da portare a casa, non solo essenza di chiodi di garofano, ma anche di eucalipto, basilico, foglie di cannella, citronella.

TURISMO SOSTENIBILE A PEMBA 

Qui, di erbe, la gente ne fa un largo uso e si affida molto a medicamenti naturali artigianali. “Rimedi che non sono sufficienti ad assicurare uno standard sanitario adeguato”, racconta Christiane Schröder, responsabile risorse umane all’Accademia di Architettura di Mendrisio, in Svizzera, incontrata all’Emerald Bay Resort. Viene a Pemba almeno due volte all’anno ed è coinvolta nell’organizzazione di un dispensario medico per il vicino villaggio di Chokocho. “Sull’isola c’è solo un piccolo ospedale, costruito dai cinesi, con due dottori non specializzati. Non basta di certo. Sono stati un gruppo di medici italiani, con l’associazione di volontariato Yetu Africa, a prendere l’iniziativa e a creare, prima, un primo piccolo ambulatorio, poi una nuova struttura in grado di accogliere pazienti, fornire assistenza sanitaria di base e insegnare gli elementari principi d’igiene agli abitanti, che vivono in capanne di fango e paglia”.
Christiane Schröder, per sostenere l’iniziativa, ha fondato un’associazione sorella in Svizzera. “Che cosa mi affascina di Pemba? Il suo aspetto ancora primordiale e il fatto che sia ancora poco sfruttata a livello turistico, con spiagge bellissime”. Come, a nord, quella di Vumawimbi, altro angolo di paradiso. Che l’uomo, come scriveva Alberto Moravia nel libro A quale tribù appartieni, nella sua terrena follia è riuscito a trasformare in un inferno. Sì, perché a Zanzibar, Pemba e sull’isola di Mafia, fino a poco più di un secolo fa, arrivavano gli schiavi da Bagamoyo, “centrale di smistamento” di tutta l’Africa sudorientale, per essere venduti all’asta dai commercianti arabi. Il presente (e il futuro) di Pemba invece parlano la lingua del turismo, con la prospettiva di importanti investimenti da parte di alcuni gruppi alberghieri internazionali. “Nella speranza che lo sviluppo di questo paradiso” dice la guida Bilali Ally Athman, “vada di pari passo con la conservazione dell’ambiente naturale e la salvaguardia del patrimonio culturale e delle tradizioni locali”.
In questa prospettiva si inserisce anche il lavoro di una Ong italiana presente a Pemba da 23 anni anche una Ong italiana, la Fondazione Ivo de Carneri, che ha avviato dei progetti di sanità pubblica e di economia sostenibile con le cooperative dell’isola. La loro guesthouse, quattro camere, una cucina e un ampio bagno a Chake-Chake, è aperta non solo ai medici e agli operatori, ma anche ai turisti che durante la loro vacanza desiderano entrare in contatto con la realtà del posto. In cuicina, Asina prepara ottimi piatti locali a base di carne, pesce, verdure e diverse spezie; e, per colazione, mango, anguria, pane e marmellata. Durante il soggiorno, si può partecipare a escursioni con guida locale in inglese e avere a disposizione una macchina con guidatore. Il circuito è virtuoso: attraverso un turismo solidale e responsabile, il visitatore scopre bellezze dell’isola, sperimenta l’accoglienza della gente e torna a casa con un’emozione in più da raccontare.

KILWA KISIWANI: UN PATRIMONIO UNESCO AL LARGO DI PEMBA

Culture antiche, con le radici proprio al di là del Canale di Pemba, braccio di oceano che divide l’isola dal Continente Nero. Sono in un’altra isola, ancora più piccola, a una ventina di minuti di barca da Kilwa Masoko, cittadina sulla costa della Tanzania: Kilwa Kisiwani. Patrimonio Unesco, è uno dei siti di architettura islamica più importanti e meno visitati dell’Africa a sud del Sahara, e conserva le testimonianze della città-stato fondata nel 957 da un principe persiano e poi governata dagli arabi. Un sultanato medievale che, fra il XIII e il XV secolo, divenne una potenza economica e commerciale. Un luogo magico, che merita una visita: le rovine di palazzi, moschee, di un forte imponente, si animano come fantasmi con lo sfondo del mare solcato dai tradizionali dhow a vela triangolare. Proprio tra queste antiche pietre e all’ombra dei baobab si incontrano spesso, in cerca di ispirazione e tranquillità, gli studenti della scuola coranica. Oggi l’isola è abitata da una piccola comunità di pescatori. E, anche per loro, questo angolo di storia e di ricordi conserva qualcosa di speciale.

SAFARI IN TANZANIA: NEL SELOUS TRA GIRAFFE ED ELEFANTI

Sulla terraferma, a Kilwa Masoko, dell’antico porto arabo resta poco o nulla. Le atmosfere sono quelle di un piccolo e semplice paese di mare. Sulla spiaggia merita però una sosta il Kimbilio Lodge, gestito dall’italiana Elisabetta D’Aniello. Il suo ristorante vista mare, aperto anche a chi non è ospite dell’hotel, è molto frequentato. Ma soprattutto, è una finestra su un angolo di Tanzania quasi arcaica, rimasta ferma nel tempo: un piccolo e chiassoso mercato, le barche dei pescatori che arrivano all’alba, l’andirivieni di gente che si sposta a piedi da un villaggio all’altro, mucche comprese, e persino una squadra di calcio che si allena sull’arenile.

In Tanzania non si può resistere alla tentazione di fare un safari, una parola proprio swahili, che vuol dire viaggio. Anche perché da qui, in una mezza giornata d’auto, si raggiunge la Selous Game Reserve, la più grande area protetta africana, estesa più o meno come la Svizzera, istituita già nel 1905. Un on the road che diventa esperienza. Circa 200 chilometri su uno sconnesso nastro asfaltato, attraverso innumerevoli villaggi dai tetti in lamiera, affollati di persone, che lascia spazio a una pista di pietrisco rosso battuto, sul quale si incontrano rare moto e biciclette, sempre stracariche di legna e merci.

Ci si prepara così alla vastità della riserva, che ospita poco più di una decina tra lodge e campi tendati. Come il Selous Manze Camp, piccolo e romantico, con solo 12 tende, affacciato sul lago Manze. E giraffe, elefanti, ippopotami? Si vedono sfilare comodamente seduti sulla veranda oppure durante i safari in 4×4 e in barca, lungo il fiume Rufiji. Nella zona, ci sono altri due corsi d’acqua, il Beho Beho e il Ruaha, che creano un particolare ecosistema fatto di foreste, colline, radure disseminate di baobab centenari e acacie spinose, paludi e lagune, abitate da coccodrilli e migliaia di uccelli.

Le cene a lume di candela, dal momento che negli spazi comuni e nelle tende non c’è luce elettrica, sono un’occasione di incontro e di confronto con gli altri ospiti, come lo zoologo Malcolm Ryen, quarantenne, italoinglese, arrivato qui per preparare la tesi di laurea, e poi rimasto, conquistato da questo pezzo di Africa

LUCI E OMBRE DI UN PAESE

Una buona notizia dà però nuove speranze. Dall’inizio del 2018 la Cina, il maggiore importatore al mondo, ha messo al bando la lavorazione e la vendita dell’avorio, onorando l’impegno preso nel 2017. Un segnale di grande impatto, che si spera abbia come conseguenza la drastica diminuzione del massacro nel Selous e nel resto del continente. Resta lo spettro del progetto di un impianto idroelettrico nel cuore della riserva, avversato dagli ambientalisti, ma appoggiato da John Magufuli, il presidente della Tanzania. Recentemente la sua politica è virata verso forme sempre più restrittive di controllo dell’opposizione e i suoi interventi in campo economico – come l’introduzione di tasse elevate – hanno messo in crisi l’importante settore minerario, con conseguenze già negative. Dalla sua indipendenza negli anni Sessanta, la Tanzania resta comunque un Paese stabile, dove si può viaggiare tranquillamente.

Dodoma è la nuova capitale amministrativa, ma è Dar es Salaam, sede delle ambasciate, la città principale e cuore economico del Paese. Metropoli tropicale caotica, di oltre quattro milioni di abitanti, non offre particolari bellezze architettoniche, ma l’atmosfera e la commistione di culture, europea, araba, indiana e africana, hanno creato un certo fascino. L’aeroporto internazionale è qui. Così può capitare di trascorrerci qualche ora. Merita fare un po’ di shopping – non mancano botteghe di artigianato di buon livello – ma è il mercato del pesce, sul mare, l’esperienza da non perdere. E ripaga dell’alzataccia, al mattino presto. Una folla di barconi che scaricano ogni genere di pescato e una babele di venditori e compratori in un tumulto di voci, colori, odori. Un’immersione totale nel ventre dell’Africa.



 

giovedì 19 aprile 2018

PARTIRIPARTI - REGGIA DI CASERTA

Come arrivare e cosa vedere alla Reggia di Caserta

Patrimonio UNESCO e residenza reale più grande al mondo per volume, la Reggia di Caserta è uno di quei luoghi da visitare almeno una volta nella vita

 

A vederla da lontano, la Reggia di Caserta è spettacolare. Patrimonio dell’Umanità UNESCO, fu di proprietà dei Borbone di Napoli ed è la residenza reale più grande al mondo per volume. Ma come si arriva qui? Se si raggiunge Caserta in treno (la città è collegata con le principali città del Nord e del Sud grazie a Trenitalia), per raggiungere la reggia è sufficiente attraversare la piazza antistante Palazzo Reale, con una camminata di 5 minuti. In auto, si percorre la A1 Milano-Napoli e si esce a Caserta Nord (oppure la A30 e si esce a Caserta Sud); il parcheggio più comodo è quello di Piazza Carlo III, nei pressi della stazione. In alternativa, è possibile raggiungere Napoli Capodichino in aereo, e da qui prendere un pullman per la città.

Per visitare la Reggia di Caserta è necessario armarsi di scarpe comode, e avere a disposizione un’intera giornata. Tantissime sono le sue stanze e tantissimi sono i giardini, per cui è bene pianificare prima la visita così da non perdersi. Imperdibili sono gli Appartamenti, dove ha sede il Museo della Reggia di Caserta, risultato di una serie di allestimenti cominciati nel 1919 (anno in cui l’edificio divenne patrimonio dello Stato d’Italia). Ci sono poi lo Scalone D’Onore – invenzione dell’arte scenografica del ‘700 -, il Teatro e la Collezione Terrae Motus, costituita dopo il devastante sisma del 1980.

Ma è soprattutto all’esterno, che la Reggia di Caserta dà il meglio di sè. Il suo Parco Reale combina la tradizione del giardino rinascimentale italiano con le soluzioni introdotte a Versailles. Uscendo dal Palazzo Reale, i giardini  presentano vasti parterre separati da un viale centrale che conduce sino alla Fontana Margherita, circondata da boschetti posizionati a mo’ di anfiteatro. C’è poi il Giardino Inglese, che emula in tutto e per tutto la natura nei suoi corsi d’acqua, nei laghetti, nelle rovine secondo la moda legata alla scoperta di Pompei, e nelle tante piante tropicali.

Insomma, come si dice, “non visitarla è un attentato alla cultura mondiale”.


 

 

 

martedì 17 aprile 2018

PARTIRIPARTI - LE TAPPE DEL GIRO D'ITALIA IN ISRAELE

Gerusalemme, Tel Aviv, Eilat: le tappe israeliane del Giro d’Italia 2018

Da Gerusalemme ad Eilat, passando per Tel Aviv e per città storiche e commerciali: il Giro d'Italia 2018 ha inizio in Israele, ed è l'occasione perfetta per visitare un Paese tra i più belli al mondo

 

È uno degli appuntamenti ciclistici più celebri del mondo, il Giro d’Italia. E, per la prima volta, non partirà da una città europea. Il prossimo 4 maggio, la gara prenderà infatti il via da Gerusalemme, “La città eterna”. Qui, come in ogni altra sua tappa, sarà possibile approfittare dell’evento per regalarsi un tour della città e del Mar Morto.

Breve ma molto articolata, la prima tappa del Giro d’Italia comincerà e si esaurirà a Gerusalemme; le due tappe successive, invece, si svolgeranno tra Haifa e Tel Aviv – la seconda – e tra Be’er Sheva ed Eilat la terza. Chi sceglierà di seguire questa prima fase della competizione, dunque, potrà andare alla scoperta di quello straordinario Paese che è Israele. Un luogo di storia e di cultura, ma anche di relax e di divertimento, con i suoi luoghi di culto e quelle lunghe spiagge affacciate sul Mar Mediterraneo e sul Mar Rosso.

Il consiglio è di recarsi a Gerusalemme qualche giorno prima dalla partenza del Giro d’Italia: solo così si avrà tutto il tempo necessario per visitare una delle città più belle del mondo. La sua Città Vecchia, Patrimonio dell’Unesco, in un chilometro quadrato racchiude luoghi dal grandissimo significato religioso: il Muro del Pianto, il Monte del Tempio, la Basilica del Santo Sepolcro, la Cupola della Roccia, la Moschea al-Asqa. E poi il Quartiere Arabo, la Torre di Davide, il Monte degli Ulivi. In ogni angolo, Gerusalemme regala ai visitatori un pezzo di storia. E sensazioni uniche, che a lungo rimangono impresse.

Haifa, città di partenza della seconda tappa, è invece un importante centro industriale affacciato sul Mediterraneo. “A Gerusalemme si prega, a Tel Aviv ci si diverte, ad Haifa si lavora”, recita un detto. E, in effetti, questa città costruita ai piedi del Monte Carmelo, in una baia naturale, è un porto importantissimo. Qui si trovano alcune tra le principali università del Paese, ma anche molti luoghi di culto. E poi mostre, concerti, eventi di ogni tipo. Perché la cultura, ad Haifa, è più viva che mai.

Decisamente più orientata al divertimento è Tel Aviv, con i suoi 34 anni di età media e con un fervore culturare che ha pochi eguali al mondo. A Tel Aviv si passeggia tra le gallerie d’arte del quartiere francese, si assaggia il cibo locale al Carmel Market, il più grande mercato di frutta e verdura della città. E poi si va in spiaggia, tra famiglie con bambini e giovani in vena di far festa. Del resto, se le principali compagnie aeree low cost hanno introdotto collegamenti tra Tel Aviv e l’Italia, un motivo c’è…

La terza e ultima tappa israeliana del Giro d’Italia ha inizio da Be’er Sheva. Qui si può ammirare lo straordinario sito archeologico Tel Be’er Sheva, probabilmente i resti di un’antichissima città biblica. Ed è da qui che ricomincia il Giro, alla volta di Eilat. Sulle rive del Mar Rosso, è uno dei principali spot del mondo per le immersioni. Vi attraccano le navi da crociera e ha splendide spiagge sabbiose affacciate su altrettanto splendide acque. Il luogo giusto per una vacanza al mare, dopo aver seguito le prime tappe del Giro d’Italia.




 

venerdì 13 aprile 2018

PARTIRIPARTI - DALMAZIA

Vacanze in famiglia a Korcula: il bello delle isole dalmate

Cosa fare a Korcula, in viaggio in famiglia: dalle spiagge di Luka Korculanska alle passeggiate sul monte Klupca; magari nei giorni del carnevale in maschera

 

L’isola di Korcula (Curzola) è considerata fra le più belle isole della Dalmazia. Con la una superficie di 271,46 chilometri quadrati è la maggiore dell’arcipelago delle isole dalmate dette Curzoline.

Vicina alla terraferma e alla penisola di Peljesac, è raggiungibile con circa 15 minuti di traghetto. Le bellezze architettoniche e artistiche dell’isola di Korcula così come le sue tradizioni – tra tutte, il ballo popolare chiamato Moresca – si devono all’influenza dei tanti popoli e delle tante culture che l’hanno abitata dai greci agli illiri e romani, e più tardi i veneziani.

Partendo dalla località di Orebic si può raggiungere con il traghetto il centro di Korcula. La città è un esempio di borgo medievale molto ben conservato. La porta di accesso, detta Veliki Revelin, così come le mura antiche e i suoi palazzi regalano agli occhi del visitatore uno scenario davvero suggestivo. La cattedrale di San Marco è una chiara testimonianza dell’influenza veneziana sull’isola; il suo interno è diviso in tre navate; la pala d’altare che rappresenta i santi Marco, Girolamo e Bartolomeo risale alla metà del XV secolo ed è attribuita a Tintoretto.

Per chi ama il sole e il mare e viaggia in famiglia, suggeriamo la spiaggia di Luka Korculanska, poco distante dal centro storico di Korcula. In prossimità della riva i fondali sono bassi e il mare aumenta di profondità in modo graduale: in tal modo è accessibile anche ai bambini che stanno imparando a nuotare. L’isola di Korcula è il paradiso degli amanti della barca a vela e del windsurf; grazie alle correnti che si creano attorno all’isola grandi e piccini possono divertirsi e fare sport in questo mare limpido. Inoltre, vicino alla baia di Vela Luka i fondali marini profondi attirano gli appassionati di immersioni e di snorkeling.

Per chi coltiva la passione per la natura, ci sono sentieri adatti a tutte le esigenze per piacevoli camminate nel verde. A circa 12 km da Korcula, nella parte orientale dell’isola, si può raggiungere Pupnat che è considerato il punto di partenza per diverse escursioni e arrampicate sul monte Klupca, nonché di passeggiate nella rigogliosa macchia mediterranea.

Per far conoscere le bellezze dell’isola ai vostri bambini, programmate poi un itinerario di visita dei villaggi. A 30 minuti da Korcula centro, ad esempio, si raggiunge Lumbarda, con le sue case costruite in pietra e alcune ville risalenti al XV secolo appartenute alle famiglie nobili di Korcula. Un tempo dedita all’agricoltura e alla coltivazione della vite, la popolazione di questa località ha saputo sviluppare l’offerta turistica sfruttando alle sue belle spiagge e la possibilità di escursioni nei dintorni.
Se amate l’idea di farvi permeare dalle tradizioni dell’isola di Korcula, potrete ritagliarvi un po’ di tempo per visitare alcuni fra i centri più importanti dell’isola ovvero Zrnovo, Cara, Smokvica e Blato. Proprio a Blato, le associazioni presenti sul territorio promuovono i prodotti locali, in particolare olio e vino. I più piccoli potranno conoscere i segreti della lavorazione di olive e uva visitando un frantoio e una cantina di notevoli dimensioni. Degna di visita anche la chiesa parrocchiale di Blato, che all’interno custodisce un altare in legno dipinto da Girolamo Santacroce.

Informatevi sui festival e gli eventi in programma nelle varie cittadine di Korcula, durante i quali gruppi folcloristici locali in costumi tradizionali – quelli colorati, “della domenica” – cantano e ballano vecchie danze. Se al tramonto siete nei pressi delle rive di uno dei villaggi potrete assistere ad un momento unico. Alcuni abitanti si radunano e danno vita al coro (Klape) intonando brani di musica popolare semplicemente per il piacere di cantare e raccontarsi.

Altra escursione di una giornata nell’isola di Korcula da non perdere è quella alla magnifica baia di Vela Luka, centro turistico che si trova nella parte occidentale della costa. Grazie al suo clima mediterraneo, è la destinazione più gettonata. Tra le sue attrattive ci sono il centro culturale, il museo, la galleria e la biblioteca civica.

A piedi o in bicicletta, portate i vostri ragazzi ad ammirare la baia di Gradina, a 4 chilometri dal centro; grazie al fondale basso si creano sul mare svariate sfumature di colori che vanno dal verde al turchese. Il 24 giugno in occasione della festa di San Giovanni viene organizzata una regata da Gradina fino al centro cittadino.

Dalla metà di gennaio fino al mercoledì delle Ceneri tutta l’isola festeggia il Carnevale. In ogni località si organizzano spettacoli mascherati per bambini e adulti. Il martedì grasso conclude il Carnevale tenendolo “a processo”, in quanto colpevole di ciò che di sgradevole è successo nell’anno trascorso: il fantoccio del Krnoval viene condannato al rogo e bruciato. Seguono i festeggiamenti di rito, mangiando e brindando in allegria.

L’estate è sicuramente la stagione migliore per visitare Korcula, ma il clima mite e mediterraneo fa sì che l’inverno non sia mai troppo rigido; a gennaio le massime sono attorno a 10-12 gradi e le minime molto raramente si avvicinano a 0 gradi, poiché le montagne della penisola di Pejsac offrono un ottimo riparo dai freddi venti dei Balcani. Insomma, una località per un viaggio in famiglia tutto l’anno.

 

mercoledì 11 aprile 2018

PARTIRIPARTI - GIARDINO DI NINFA

Il Giardino di Ninfa è il più romantico del mondo

Per il New York Times è in Italia il giardino più bello al mondo

 

A volte veniamo a conscenza di certi luoghi che appartengono alla nostra terra leggendo pubblicazioni estere. A volte gli stranieri riescono ad avere un occhio più attento riguardo al nostro meraviglioso patrimonio.

È il caso eclatante del New York Times, che ha eletto il Giardino di Ninfa il più bello e romantico del mondo. E dire che la maggior parte degli italiani non se conosce neppure l’esistenza.

Eppure questo giardino, che si trova a Cisterna di Latina, al confine con Norma e Sermoneta, è stato dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio. È un giardino storico di fama internazionale.
Si tratta di un tipico giardino all’inglese, iniziato da Gelasio Caetani nel 1921, nell’area della scomparsa cittadina medievale di Ninfa, di cui oggi rimangono soltanto diversi ruderi, alcuni dei quali restaurati durante la creazione del giardino.

Il Giardino di Ninfa di Cisterna di Latina è un parco da fiaba, tra laghetti, fiori colorati, angoli che sembrano rubati al Paradiso Terrestre, fontane e piante tropicali.

I primi abitanti di questo luogo arrivarono nell’VIII secolo, quando l’Imperatore Costantino V Copronimo concesse a Papa Zaccaria questo terreno fertile.

L’habitat è formato dal fiume Ninfa, da un lago e da tante piante. A ricordo del passato storico rimangono i ruderi di numerose chiese: San Giovanni, San Biagio, San Pietro fuori le mura, San Salvatore e Santa Maria Maggiore, che spuntano dietro le siepi e si confondono con la natura, ma che danno un aspetto molto romantico al giardino.

All’interno del giardino di otto ettari si possono ammirare 1300 specie di piante tra cui 19 varietà di magnolia decidua, betulle, iris acquatici e aceri giapponesi. A primavera i ciliegi ornamentali fioriscono creando un panorama spettacolare. Dal 1976 è stata istituita un’Oasi del Wwf a sostegno della flora e della fauna del luogo.

Il nome Ninfa deriva da un tempietto di epoca romana dedicato alle Ninfe Naiadi, divinità delle acque sorgive, costruito nei pressi dell’attuale giardino.

Per preservare la sua bellezza, la sua biodiversità e l’equilibrio ambientale vengono organizzate solo visite guidate secondo un calendario fisso a partire da aprile e fino a novembre.

 

lunedì 9 aprile 2018

PARTIRIPARTI - LEOPOLI

Leopoli sarà la nuova meta di tendenza degli italiani

Leopoli, in Ucraina, ha tutti i presupposti per diventare la nuova destinazione turistica da scoprire in Europa

 

La chiamano ‘la piccola Parigi’ dell’Ucraina ma anche la ‘Firenze dell’Est’. Leopoli o Lviv ha tutti i presupposti per diventare la nuova destinazione turistica da scoprire in Europa.

Il suo centro storico è Patrimonio mondiale dell’Unesco sin dal 1998 ed è un vero museo a cielo aperto da scoprire passeggiando tra i vicoli e le piazze. Piazza Rynok, l’antica piazza del mercato, è ancora oggi il cuore pulsante della città ed è considerata la piazza più bella di tutta l’Ucraina.

Leopoli è una città dedita alla cultura, grazie anche alle numerose università che vi hanno sede e che attirano migliaia di studenti provenienti da ogni dove. Come centro culturale, rivaleggia con la Capitale Kiev tanto da essere stata anche Capitale ucraina della cultura.

In città si contano oltre 60 musei. Monumenti, chiese (tra le più belle la Cattedrale Cattolica, la Cattedrale Armena, la Chiesa dei Gesuiti e la Chiesa dei Bernardini), templi ed edifici storici come Cernaja Kamenica e Casa Kornjakta in stile Barocco, Rinascimentale e Belle Époque arricchiscono il delizioso centro dominato dai resti dell’Alto Castello (Vysokyi Zamok), il punto più alto della città da dove godere di una straordinaria vista della città e delle cupole delle chiese (da dove il soprannome ‘Firenze dell’Est’).

Essendo una città universitaria, la night life a Leopoli è vivacissima, specie durante il weekend. La scelta tra locali, ristoranti, pub, discoteche e night club è impressionante. Essendo stata sotto il dominio austroungarico, di quel periodo restano anche i tanti caffè dove fermarsi per una piacevole sosta. Del periodo russo, invece, resta ben poco. Leopoli, al contrario di altre città ucraine, non ha evidenti ecomostri né edifici in stile sovietico, almeno nel centro città.

Da qualche mese Leopoli è raggiungibile con voli diretti dall’Italia della compagnia aerea Ernest Airlines. Si parte da Milano Malpensa, Bergamo, Venezia, Napoli e Roma Fiumicino. È un’ottima alternativa per chi desidera trascorrere un weekend alla scoperta di una città nuova e poco conosciuta, almeno per ora. Perché quando gli italiani ne sentiranno parlare vorranno precipitarsi immediatamente.

 

 

giovedì 5 aprile 2018

PARTIRIPARTI - NIZZA

Nizza, il cuore della Costa Azzurra

Qualche suggerimento su cosa vedere a Nizza, cuore pulsante della Costa Azzurra, tra i musei d’arte, il romantico lungomare e l’elegante centro storico.

 

Nizza è uno dei centri turistici più importanti della Francia e a buon titolo il cuore della Costa Azzurra; visitata ogni anno da quasi 4 milioni di turisti, è una meta imperdibile di una vacanza nel sud della Francia. In questa guida scopriremo alcune delle sue migliori attrazioni.

Figlia di una storia che affonda le radici nella preistoria, Nizza è da sempre una delle città più importanti nei rapporti tra nord e sud del Mediterraneo e questa posizione particolare ha reso il suo nucleo urbano una continua stratificazione di culture e storie. Annessa alla Francia solo nel 1860 – la città e l’intera provincia erano infatti parte del regno sabaudo fin dal 1388 – Nizza è diventata un rinomato centro turistico e di villeggiatura visitato da persone di tutto il mondo.

Per scoprire Nizza cominciamo l’itinerario dalla sua più famosa attrazione, la Promenade des Anglais, il lunghissimo lungomare che costeggia la spiaggia di fronte alla città. Una bella passeggiata sulla Promenade è il modo migliore per immergersi nell’atmosfera della Costa Azzurra, ammirando gli eleganti palazzi in stile liberty e godendosi la brezza marina seduti sulle famose sedie blu che accompagnano tutta la lunghezza della spiaggia. Il lungomare è anche la sede dei più importanti eventi pubblici di Nizza come il grandioso carnevale e la suggestiva battaglia dei fiori.

Per osservare le tracce della tradizione italiana a Nizza dirigetevi a Place de la Masséna, che conserva ancora un aspetto “torinese” dovuto alla ristrutturazione effettuata nel 1815 al ritorno nel Regno di Sardegna. Al centro della piazza oggi si trova l’interessante gruppo statuario la Conversazione di Jaume Plensa dedicato ai sette continenti e la grande ed elegante fontana. Cogliete l’occasione per fare una sosta nei numerosi locali e negozi che popolano questa zona della città per poi dirigervi verso il porto dove troverete le piccole barche dei pescatori nizzardi e spesso un variopinto mercatino delle pulci.

Se volete scoprire il lato artistico della città è il momento di visitare dapprima il Museo di Belle Arti Jules Cheret, che conserva molte opere della fine del XVII secolo a tutto l’Ottocento e poi i due musei dedicati a Marc Chagall e Henri Matisse. Il Museo Chagall raccoglie le opere del Message Biblique che il grande artista donò allo Stato francese e rappresentano una profonda riflessione sul testo biblico mentre il Museo Matisse di Nizza conserva una grande collezione di opere che ripercorrono l’intera vicenda artistica di Matisse tra cui la potente ultima stagione delle profonde e immense tele blu.

Per conoscere la storia più antica di Nizza dovrete raggiungere la collina di Cimiez, dove si trovano il sito archeologico di Cemenelum e il Museo archeologico di Nizza. Questi due centri archeologici vi permetteranno di approfondire la fase romana della storia di Nizza, che ha visto la bella città Cemenelum arricchirsi di terme ed eleganti ville in contrasto con il nucleo urbano di Nikaia situato sulla costa. Prima di scendere nuovamente verso il lungomare fate una rapida visita al monastero francescano dove tra suggestive architetture del XVII secolo troverete la tomba di Henri Matisse, sepolto tra gli ulivi del cimitero del monastero.

Tornando verso il lungomare fermatevi a visitare Place Garibaldi, che celebra il luogo natale del nostro “eroe dei due mondi” con una grande statua di bronzo; nelle vicinanze troverete anche la chiesa di Saint-Martin-Saint-Augustin dove il piccolo Giuseppe Garibaldi venne battezzato nel 1807.
Dopo un pranzo “vista mare” in uno dei numerosi ristoranti che si trovano vicino alla Promenade, dedicate qualche ora alla visita della Città Vecchia, partendo dall’elegante cours Saleya, dove viene svolto regolarmente il coloratissimo mercato dei fiori, per arrivare alla spettacolare chapelle de la Miséricorde, progettata in splendido stile barocco dall’architetto torinese Bernardo Antonio Vittone nel 1747. Questa chiesa dalla pianta ellittica è uno dei gioielli del barocco nizzardo e al suo interno si possono ammirare molte interessanti opere della tradizione religiosa di Nizza e della regione.

A poca distanza, un’altra chiesa che non si può perdere è la chiesa di St. Jaques, una magnifica costruzione ispirata alla chiesa del Gesù di Roma decorata con una incredibile quantità di stucchi, dorature e statue di angeli. Già che siete nella zona visitate anche il Palazzo Lascaris, una residenza nobiliare fatta costruire nel 1600 da un ricco aristocratico genovese di famiglia bizantina che rappresenta uno dei momenti più alti della storia artistica e architettonica di età moderna. Il palazzo è un trionfo di decorazioni e il suo massiccio scalone vi stupirà per la sua eleganza mentre verrete accompagnati nel salone principale dove si trovano molti arazzi realizzati su cartoni preparatori dell’artista olandese Rubens.

Per assaporare l’atmosfera della Nizza più autentica passate per la piazza St. Francois, dove si trova il mercato ittico cittadino. Qui, tra i banconi del pesce, vedrete gli abitanti di Nizza e i ristoratori che cercano i prodotti migliori per le loro tavole e potrete comprare il miglior pesce azzurro della regione. Una curiosità di questa piazza è che in una delle facciate delle case che circondano l’area si può ancora vedere una palla di cannone conficcata nel muro, testimonianza dell’assedio nel quale i Turchi strinsero la città nel 1543.

Per concludere questo itinerario per le strade di Nizza, dirigetevi verso lo Chateu, le antiche rovine del castello a difesa della città, posto sulla collina a est del centro storico. Nel meraviglioso parco attorno al castello troverete una rigogliosa vegetazione e una suggestiva cascata che rendono molto romantico questo parco cittadino dal quale potrete accedere alla torre Bellenda che vi condurrà sulla terrazza panoramica. Da questo punto della collina potrete godere di una meravigliosa vista su tutto il centro storico della città che al tramonto si tinge di colori spettacolari e concludere così la vostra passeggiata nel cuore della Costa Azzurra.

 

 

martedì 3 aprile 2018

PARTIRIPARTI - IN BICI SULLE VIE DI DALI`

In bibicletta sulla strada di Dalì in Catalogna

Un tour in bicicletta attraverso la Catalogna lungo vie verdi e ferrovie dismesse, tra parchi naturali e luoghi d'arte

Chi trascorre le vacanze in Catalogna, la regione autonoma spagnola che fa capo a Barcellona, non pensa di poterla girare in biciletta. Eppure questa splendida zona della Spagna è ricca di itinerari che attraversano un entroterra unico, centri culturali importanti e paesaggi molto suggestivi che costeggiano il mare. Come quello sulle Vie verdi di Dalì, un itinerario artistico-naturalistico che, nelle sue tappe, tocca alcuni dei luoghi più belli dell’artista spagnolo.

Questo tour in bicicletta attraversa quella Catalogna (o Catalunya, in catalano) verde e surreale dei vulcani di Garrotxa, di città poco note dal punto di vista turistico come Girona (la maggior parte dei viaggiatori arriva al suo aeroporto per poi fuggire subito a Barcellona), della Costa Brava meno frequentata per concludersi a Figueres, la città di Salvador Dalì, lungo le vie verdi e tratti di ferrovie dismesse.

Il viaggio parte da Girona lungo la via verde e le faggete del Parco naturale della zona vulcanica della Garrotxa, come la famosa Fageda d’en Jordà. Questo parco si estende in un’immensa zona di vulcani, lava, crateri, ceneri e basalto. Si tratta di un parco unico nell’Europa continentale, dove si ergono ben 30 coni vulcanici, crateri, boschi di faggi su fiumi di lava e spettacolari gole, frutto di esplosioni millenarie. Un ambiente selvaggio dove diversi paesini si sono perfettamente integrati come il borgo medievale di Sant Pau. Garrotxa è anche sede di una delle scuole pittoriche paesaggistiche più importanti della Catalogna.

Girona è detta la “Ciudad de los Cuatro Ríos” (Città dei quattro fiumi) e offre un centro storico dominato da costruzioni medievali, Romane, Arabe ed Ebree. La cinta muraria della Força Vella custodisce opere di notevole valore storico e artistico. Il Call di Girona è il quartiere ebraico meglio conservato della Catalogna e uno dei più importanti d’Europa, inoltre le case colorate lungo l’Onyar sono uno spettacolo a tutte le ore del giorno e della sera.

Seguendo il percorso dell’antica ferrovia a scartamento ridotto, è possibile visitare due distretti, Gironès e Baix Empordà, dal bacino del Ter alla valle del Ridaura, attraversando la depressione della Selva, dove i campi coltivati si alternano ai boschi. Questo itinerario conduce fino al mare, nella cittadina di Sant Feliu de Guíxols, sulla Costa Brava.

In questo punto la costa è tutto un susseguirsi di piccole baie, di rocce scoscese e di spiagge di sabbia fine. Da qui si possono raggiungere altre località di mare famose come Calella Palafrugells, Platja d’Aro e Palamós.

Il viaggio in bicicletta si addentra lungo la via verde che va da Palamós a Palafrugell. Questa via verde, conosciuta come l’Itinerario del Tren Petit, scorre lungo una parte dell’antico percorso del trenino che un tempo collegava Palamós con Girona.

Non solo villaggi e natura ma anche siti archeologici. Tra le tante tappe del viaggio c’è anche quella alle rovine di Empúries, una parte dell’eredità che le antiche civiltà Greca e Romana hanno lasciato nella penisola iberica. Questa antica colonia fu fondata dai Greci nel VI secolo a.C. e occupata più tardi dai Romani, che crearono una città propria nel I secolo a.C. Nel III secolo d. C., la città fu abbandonata e sparì, coperta dalla sabbia delle dune. Rimase nascosta per secoli finché nel 1908 cominciarono gli scavi che continuano tutt’oggi.

Il viaggio si conclude nella cittadina di Figueres, dove nacque e morì Dalì. È d’obbligo una visita al Museo Dalì con la famosa stanza con “naso, occhi e bocca”. Ma in città tutto rimanda a Dalì.
Questo itinerario in bicicletta alla scoperta di boschi mediterranei, spiagge, pinete, valli e cime di monti, lungo il tracciato delle vecchie ferrovie dismesse della Catalogna è organizzato dalla FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta) dal 30 giugno all’8 luglio. È considerato un percorso di difficoltà media e ogni giorno si percorrono tra i 40 e 60 km. Si può imbarcare la propria bibicletta in aereo oppure noleggiarne una sul posto.

 

giovedì 29 marzo 2018

PARTIRIPARTI - SVIZZERA IN BICI

Svizzera in bici: l’Itinerario del Mittelland, da Aarau a Losanna

Ideale per ciclisti amatoriali e famiglie, l’Itinerario del Mittelland è il più amato

 

Il Mittelland è la regione della Svizzera compresa tra la zona alpina e il Massiccio del Giura (o Jura). È formata principalmente da colline ma vi sono anche molte pianure e laghi, è la regione maggiormente popolata e comprende le principali città svizzere: Zurigo, Ginevra, Berna, Basilea, Winterthur, Lucerna, San Gallo e Losanna.

E proprio l’Itinerario del Mitteland è il tour in bici più amato dagli appassionati: 370 chilometri e 1600 metri di dislivello, ideale per ciclisti amatoriali e famiglie. Nel percorso si attraversano ampie pianure e valli silenziose, laghi, fiumi e si toccano alcune delle più belle città e attrazioni svizzere. Il Castello di Hagenwil, ad esempio, circondato dall’acqua e proprietà privata della famiglia Angehm dal 1806. Al suo interno oggi vi è un ristorante. O Winterthur, seconda città del cantone di Zurigo, ricca d’arte, storia e natura. Molto carino il centro medievale della città con negozi, ristoranti e mercati che la rendono viva e pulsante.

Aarau, capoluogo del cantone Arguiva, è situata sul fiume Aar ed è famosa per i caratteristici “Dachhimmel”, i tetti a capanna colorati, risalenti al XVI secolo, presenti nel centro storico. Qui è possibile visitare anche il Museo dell’Arte, ampliato dagli architetti Herzog & de Meuron, e il Museo di Storia Naturale “Naturama”.

Ma lungo il percorso si incontra anche Soletta (Solothurn in tedesco) che è la città barocca più bella della Svizzera, dove si svolge un festival cinematografico molto importante, le Giornate di Soletta.
Il Centro Pro Natura Champ-Pittet offre una serie di percorsi naturalistici da fare da soli o in famiglia: il Sentiero naturalistico della torbiera e del bosco, il Sentiero didattico fluviale e il Sentiero didattico del bosco, per un’esperienza a contatto con la natura e gli animali: ontani, betulle, ninfee, vivario, folaghe, volpi, per citare solo alcune delle specie presenti.

Losanna, meta dell’itinerario e quarta città più importante della Svizzera, è situata sulla sponda settentrionale del Lago di Ginevra. Tantissimi i monumenti e luoghi d’interesse presenti: la Cattedrale di Notre-Dame, il Museo Olimpico, il Castello di Saint-Marie e il Castello di Ouchy. Da segnalare anche un vivario con un’esposizione di rettili velenosi.

 

martedì 27 marzo 2018

PARTIRIPARTI - LODZ

Lodz in Polonia è da vedere assolutamente

Lodz è una città della Polonia ricca di contrasti, fatta di ex quartieri operai trasformati in luoghi trendy e set di film

 

Lodz è una città della Polonia ricca di contrasti, dove l’epoca industriale ha lasciato quartieri di fabbriche manifatturiere riqualificati di recente, grandi edifici di mattoni rossi immersi nel verde, intere aree che stanno risorgendo con una velocità impressionante e che fanno della città una nuova meta vivace, piena di cultura, sempre più amata dai turisti, dagli artisti e dagli stessi abitanti.

Lodz ha bellissimi palazzi, spesso residenze proprio degli industriali, di solito adiacenti alle loro fabbriche e alle case degli operai. Il Palazzo di Izrael Poznański, di Edward Herbst, di Karol Schleiber, di Reinhold Richter o di Leopold Kindermann, rappresentano degli esempi magnifici di stili diversi, che rivelano le preferenze estetiche dei loro proprietari. Liberty, lo stile ricorrente in tutta la città, ma anche rinascimentale, neobarocco o l’eclettismo nella sua forma più elegante, tutto questo è presente lungo le strade di Lodz.

Lodz è anche città del cinema polacco tanto da essere chiamata “HollyŁódź”. Qui si trova la celebre Scuola Statale di Cinema, Televisione e Teatro, dove si sono formati registi e attori conosciuti in tutto il mondo, come Roman Polański, Krzysztof Kieślowski, Krzysztof Zanussi o Jerzy Skolimowski. Su via Piotrkowska, la strada principale della città, si apre l’Aleja Gwiazd, il Viale delle Stelle che, come l’Hollywood Boulevard di Los Angeles, è decorata con stelle in bronzo con impressi i nomi di celebri personaggi del cinema polacco. Ma non è soltanto per i nomi famosi che la città è diventata la capitale del cinema in Polonia. Si è meritata questo titolo anche per l’atmosfera unica e affascinante, che ha attirato molti registi che la considerano la location ideale per alcuni set di film. David Lynch, da anni innamorato di questa città, ha paragonato Lodz a un sogno, immortalandola anche in 30 scatti fotografici in bianco e nero.

Lodz è la città della cultura in quanto vanta una vita culturale vivacissima, in grado di competere con Varsavia, Cracovia o Breslavia. Essendo una città post-industriale ha delle vaste zone di fabbriche abbandonate, come la Manufaktura, una volta una delle fabbriche più imponenti e oggi diventata una moderna struttura commerciale, una città nella città, ricca di negozi, luoghi di intrattenimento e di cultura. Qui ha sede per esempio l’MS2, il nuovo Museo d’Arte contemporanea, che ospita importanti collezioni del XX e XXI secolo.

Un altro esempio è Księży Młyn (Il mulino del prete), un vasto quartiere di ex fabbriche e abitazioni operaie che oggi, per il suo fascino particolare, attrae artisti, registi, fotografi e naturalmente turisti. Lodz offre una quantità impressionante di gallerie d’arte, sale da concerto, biblioteche e si svolgono manifestazioni grandi e piccole, distribuite nell’arco di tutto l’anno, alcune riconosciute a livello internazionale, come il Festival Internazionale del Fumetto e dei Giochi (a ottobre), la Biennale d’Arte “Fokus” (settembre), il Festival delle Quattro Culture (settembre), che promuove il dialogo tra le quattro culture presenti storicamente in questa città (la cultura polacca, ebraica, russa e tedesca), il Festival Internazionale del Design (ottobre), il Festival Internazionale della Fotografia (maggio), il Festival Internazionale dei Graffiti (luglio).

Lodz è persino la città della moda e dello shopping. Grazie alla tradizione dell’industria tessile, oggi è riconosciuta anche come la capitale della moda della Polonia. L’evento più importante nel settore della moda è senza dubbio la Fashion Week (ottobre), che attira giovani stilisti da tutto il Paese. Anche per fare acquisti si rivela uno dei luoghi migliori in Polonia: via Piotrkowska, la più lunga strada pedonale in Europa, offre una scelta infinita di negozi dislocati nello spazio di 4 km, intervallati da pub, caffè e ristoranti. Altri poli dello shopping a Lodz sono sicuramente i grandi centri commerciali, come Galeria Łódzka, situata vicino a via Piotrkowska, e la Manufaktura, con i suoi oltre 300 negozi.

La vita notturna e il divertimento fanno di Lodz uno dei luoghi migliori della Polonia dove fare clubbing. Essendo una città universitaria, è piena di studenti, inoltre la sua vivace vita culturale e sociale offre ai visitatori tante possibilità di svagarsi. La via Piotrkowska con i suoi dintorni è una delle zone ad alta densità di locali, spesso sorti negli edifici eclettici o Liberty, restaurati alla perfezione o talvolta decadenti. Da vedere è sicuramente il famoso club Łódź Kaliska, dove, su tre livelli, il design postindustriale si mescola allo stile futuristico. Interessante è anche il Piotrkowska Klub 97, un locale a due piani di vetro e metallo con un pub dal design moderno. Frequentatissimi anche il Rezydencja, uno dei locali più cool, aperto solo il fine settimana, che unisce la musica all’arte contemporanea, e il Bagdad Cafè, uno dei migliori posti dove trascorrere una serata con gli amici, ballare e sorseggiare ottimi cocktail.

 

venerdì 23 marzo 2018

PARTIRIPARTI - TOUR DI LUCCA IN BICICLETTA

Tour di Lucca in bicicletta: alla scoperta degli scorci più suggestivi della città

Dal percorso delle mura a monti e colline che offrono vedute ricche di suggestione: ecco gli itinerari per visitare Lucca in bicicletta

 

Città ideale per gli amanti dei tour in bicicletta, Lucca presenta itinerari ricchi di fascino ed è piena di attrattive da visitare. Il percorso delle mura è completamente pianeggiante, facilmente percorribile in circa un’ora.

L’attuale cerchia muraria di Lucca, lunga 4 chilometri e 223 metri, è frutto dell’ultima campagna di ricostruzione, partita nel 7 maggio del 1504 e terminata un secolo e mezzo dopo, nel 1648. Il percorso sopra la cinta viene attualmente utilizzato per passeggiare, a piedi o in bicicletta, e fare attività fisica, e offre panorami mozzafiato della città. Lungo il percorso, ci sono delle comode discese che consentono l’accesso al centro cittadino.

Qui potrete pedalare attraverso cortili e terrazze fiorite, ammirando palazzi medievali, torri, chiese e monumenti.

Arrivati in corrispondenda di Palazzo Pfanner, residenza del Seicento con uno splendido giardino all’italiana, proseguite verso la Basilica di San Frediano, uno dei più antichi luoghi di culto cattolico della città. Da qui si raggiunge facilmente Piazza Anfiteatro, sede dell’antico anfiteatro romano.

Pedalando fino a Villa Bottini, del XVI sec., dirigetevi verso l’Orto Botanico Comunale, che merita assolutamente una visita, per le collezioni di piante che spaziano da specie provenienti da paesi lontani fino ai tesori della flora locale. Il percorso in bicicletta passa per Torre Guinigi e Torre dell’Orologio, le più alte ed importanti di Lucca, che nel periodo medievale vantava più di 250 torri.
Se cercate scorci ancora più spettacolari, dirigetevi sulle Alpi Apuane, proseguendo verso Bagni di Lucca, nota fin dal I secolo a.C. per i benefici effetti delle sue acque termali.

Qui vi imbatterete anche nello storico Casinò, che può vantare il primato di prima casa da gioco italiana ed europea. Gli amanti della mountain bike possono avventurarsi nel percorso che attraversa la Piana di Lucca e il Compitese e conduce al Monte Serra. Nell’ultimo tratto della salita si possono ammirare panorami mozzafiato, che abbracciano sia la pianura pisana che quella lucchese.

Altra meta ambita dai ciclisti più allenati è Monte Pitoro, famoso per essere stata la salita regina del G.P. di Camaiore. Chi invece desidera fare una passeggiata tranquilla in bicicletta, può optare per il percorso che costeggia il lago di Massacciuccoli, tra strade costellate di uliveti e scorci ricchi di suggestione.

 

mercoledì 21 marzo 2018

PARTIRIPARTI - PRIMAVERA IN EUROPA

I giardini più belli da visitare a primavera

Da Londra a Madrid al nostro Belpaese, ecco i giardini che sbocciano a primavera


Con buona pace della stagione sciistica, la primavera è ormai entrata con tutto il suo stile e volendo pianificare un weekend all’insegna del colore, imperdibile è lo spettacolo dei giardini in fiore.
Tralasciamo quindi, con un po’ di rammarico, mete lontane quanto incantevoli come le fioriture del Central Park newyorkese, del Parco Ibirapuera a San Paolo o dei Royal Botanic Gardens di Sydney, pianificando destinazioni più vicine ma non per questo meno affascinanti.

I londinesi in questo periodo hanno la fortuna di potersi rilassare tra gli scoiattoli vicino a Kensington Palace nell’incredibile scenografia di Hyde Park  con il suo incantevole Serpentine e il celebre galoppatoio. A pochi chilometri vi attendono i Kew Gardens, dichiarati Patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco con 40.000 specie di piante provenienti da tutto il mondo.

Chi passa per Madrid non mancherà certo di far una visita al Parque del Retiro dove vi accoglierà la splendida Rosaleda con un’esultanza di rose provenienti da tutta Europa.

Per gli amanti dei tulipani tappa obbligata è lo storico parco Keukenhof in Olanda, a cui la Primavera sembra regalare tutte le varietà di colori possibili. Milioni di tulipani, giacinti, narcisi: 32 ettari di petali in fiore per circa 15 km dove lo spettacolo del fiume composto da una miriade di tulipani blu vi stupirà dentro questa meraviglia della natura.

Tipica tappa primaverile europea sono i regali Giardini di Versailles parigini, ma volendo scegliere una “Versailles prussiana” ecco a Postdam vicino a Berlino il Parco di Sanssouci che con i suoi tipici castelli è una meta sicuramente da visitare. Concludendo la nostra top europea non mancheranno i giardini del Castello di Sofiero: romantico parco in stile inglese della Svezia meridionale dall’incredibile vista sullo stretto di Öresund.

Non sono certo da meno i parchi del Belpaese: dai Giardini di Castel Trauttmansdorff detti anche i Giardini di Sissi a Merano con i suoi 300mila fiori e 7 km di sentieri dove è stat inaugurato il Giardino degli innamorati  all’imperdibile Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio, un vero paradiso floreale. Impossibile nominarli tutti, ma tra i più ricchi d’Europa, non manca la scenografia ligure di Villa Durazzo Pallavicini o della Villa Medicea di Castello, tutta fiorentina.

Nel Lazio abbiamo l’incantevole Oasi di Ninfa e, scendendo verso Agrigento, vi attirerà il profumo delle zagare del Giardino della Kolymbetra dove, in un mix di odori e colori, sarete inebriati da candide Myrtaceae, radiose ginestre, lussureggianti tamerici e salici da Eden.

 

lunedì 19 marzo 2018

PARTIRIPARTI - SKI SUNRISE

Grandi emozioni in Val di Sole: mai sciato alle prime luci dell’alba?

Si chiama Ski sunrise e si pratica in tutto l'arco alpino: piste vuote e vergini, colazione ai primi raggi di sole e divertimento puro

 

La sveglia suona alle 4.30. L’emozione di vedere l’alba lassù, in quota, con i primi raggi di sole che illuminano le piste appena battute dal gatto delle nevi e l’idea di solcare, per primi, il manto di neve sul tracciato che si snoda ai piedi della funifor Pejo 3000 fanno presto dimenticare la fatica dell’alzataccia. È il giorno del Trentino ski sunrise e il cammino inizia di buon’ora: si sale al cospetto del vecchio rifugio Mantova, nel cuore del massiccio dell’Ortles-Cevedale, che non sono neanche le sei (in otto minuti di cabinovia si passa dai duemila metri di Tarlenta ai tremila delle vette di Pejo) e si aspetta che arrivi la luce guardando la valle ancora addormentata. Lo sguardo vola sull’Adamello, la Presanella, il gruppo del Brenta, il Lagorai, la Marmolada: la corona delle cime mito del Trentino.

Manca poco, all’alba: il sole arriverà e in pochi minuti dissolverà il buio di un cielo ancora coperto di stelle. Poi si scenderà in rifugio per la prima colazione. Il programma è stabilito. Ma come ogni magia che si rispetti, la sorpresa supera ogni aspettativa. E il cuore si allarga non appena i cristalli di neve si tingono d’oro e, sci ai piedi, ci si lancia nella neve fresca del mattino con i muscoli che fremono di gioia nella consapevolezza di avere, a disposizione, la pista (la bellissima Val della Mite) immacolata e ancora vuota. Completamente vuota. Niente sciatori da schivare e traiettorie da escogitare, ma un mare di neve – vergine, leggera, impalpabile – da solcare come si vuole: curve larghe o condotte con tenacia sportiva; picchiate “a uovo” e leggiadri scodinzoli con il cuore che batte all’impazzata per la sensazione, illusoria, di dominare la montagna. Uno spasso.

L’apertura anticipata degli impianti fa scoprire un modo nuovo e speciale di iniziare la giornata. Lo ski sunrise si pratica, a rotazione, in molte valli trentine. Quella di Pejo racchiude 50 piccole località e rifugi gourmet che lasciano il segno. Uno spicchio di Dolomiti a nordovest di Trento, a 40 minuti d’auto da Madonna di Campiglio, dove la natura regna sovrana: la Val di Sole è infatti in una delle prime aree protette create in Italia, parte, con i contigui Parco Nazionale Svizzero e Parco Regionale dell’Adamello, di uno dei più vasti sistemi di tutela ambientale dell’arco alpino. In più, grazie alla sua posizione geografica tra le più alte vette delle Alpi centrali e orientali d’inverno, le precipitazioni nevose sono abbondanti. Dove sciare in Val di Sole?

La scelta è ampia perché qui si possono fare maratone sciistiche grazie al collegamento sci ai piedi che collega Folgarida, Marilleva, Madonna di Campiglio e Pinzolo, sciando su un unico comprensorio di 150 chilometri con 62 impianti di risalita sotto le Dolomiti di Brenta; dal  Passo Tonale (100 km di piste e 30 impianti che permettono di salire ai 3.000 metri del ghiacciaio Presena) alla piccola Pejo (1600 metri di dislivello e piste per tutte le gambe).

Tre aree sciistiche – la Skiarea Campiglio – Folgarida – Marilleva, quella Pontedilegno – Passo Tonale e quella di Pejo – piste emozionanti (non perdetevi a “nera” Paradiso, 3 km in picchiata da togliere il fiato a Ponte di Legno) e rifugi gourmet: malghe dal sapore d’antan (Malga Frattasecca, a Pejo: raggiungetela con il trekking organizzato con le ciaspole), rifugi high-tech (La Baracca, a Ponte di Legno) e con allevamenti di animali (Baita 3 Larici, a Pejo, ha le mucche Highlander!) e alpin-spa, come la nuova Capanna Presena, a 2.700 metri: solo otto camere in legno chiaro che invogliano all’ultimo pernottamento in quota e centro benessere con grandi vetrate a vista sul ghiacciaio.

Skirama Adamello Brenta è in partnership con Dolomiti Superski. Gli stagionali Dolomiti Superski comprendono 5 giorni di validità nelle località del comprensorio Skirama Dolomiti Adamello-Brenta: Madonna di Campiglio, Pinzolo, Folgarida-Marilleva, Pejo, Ponte di Legno – Tonale, Andalo-Fai della Paganella, Monte Bondone, Folgaria-Lavarone e Brentonicoski. Dette giornate sci vengono abilitate sul supporto dello skipass stagionale Dolomiti Superski, da utilizzare direttamente nel comprensorio Skirama Dolomiti Adamello-Brenta e sono utilizzabili dal 25/11/2017 fino all’1/05/2018 sugli impianti che saranno in funzione.


 

giovedì 15 marzo 2018

PARTIRIPARTI - VARSAVIA

Varsavia, tour nel cuore turistico della città polacca

In giro per Varsavia, città affascinante e ricca di sorprese, alla scoperta del cuore storico e turistico della capitale polacca

 

Varsavia si è sviluppata nel XIII secolo, quando sorse il primo nucleo della città, nell’area occupata oggi dalla città vecchia. Sebbene le prime tracce di insediamenti risalgono alla fine del X secolo, il vero sviluppo ha avuto inizio nel XIII secolo. Occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, il 1 agosto del 1944 si rese protagonista di una storica insurrezione che comportò come tragica conseguenza la quasi totale distruzione della città. Nonostante ciò la città si rialzò dalle sue macerie, come ha riconosciuto l’Unesco, inserendo la città vecchia nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità.

Nel 1956, Varsavia divenne la capitale della Repubblica Polacca, trasformandosi nel centro della politica e residenza di numerosi artisti, scienziati e attivisti sociali. In seguito, liberata dalle truppe sovietiche rimase sotto l’influenza del dominio comunista fino agli anni ottanta quando in tutta la Polonia iniziò un inarrestabile processo di emancipazione e liberazione.

Oggi Varsavia è il centro politico e culturale della Polonia, una città moderna, attraente e accogliente, che con il suo fascino e la sua eleganza attira ogni anno milioni di turisti. Vi proponiamo un tour che vi condurrà alla scoperta di Varsavia, una città ricca di sorprese dove trovare ad ogni passo angoli pittoreschi, antiche palazzine, monumenti e musei particolari.

Piccolo gioiello di Varsavia è la città vecchia, con il meraviglioso castello reale, la maestosa cattedrale, e tutt’intorno, piazzette pedonali, passaggi coperti e facciate colorate come nel XVIII secolo. Difficile anche solo immaginare che nel 1944 il quartiere fosse un’unica distesa di macerie e che servirono circa 30 anni per ricostruire fedelmente la Stare Miasto. Attualmente è tornato ad essere il suggestivo centro storico e turistico di Varsavia, con stradine colme di botteghe artistiche e ristoranti tradizionali. Tutte le viuzze convergono verso la piazza del mercato, ma se ci si allontana si scoprono passaggi coperti e portali elaborati.

Una tappa obbligatoria del tour nel cuore turistico di Varsavia è il castello reale, monumento faro della città vecchia, che con la sua torre barocca rossa è l’esempio perfetto della ricostruzione post bellica. Roccaforte dei duchi di Masovia fin dal 1281, l’edifico divenne la residenza dei re di Polonia e sede della Dieta a partire dal 1956. Oggi è possibile visitare i fastosi Saloni di gala, la Sala dei cavalieri e le Camere del Parlamento.

Nel museo del castello, nella Galleria Lanckoronski, si trovano alcune opere di Rembrandt, tra cui La ragazza nella cornice del quadro e Saggio alla scrivania. Vale la pena vedere anche il Percorso delle Cantine culturali della città vecchia e la cripta della cattedrale di San Giovanni. La cattedrale, è stata per secoli, luogo di incoronazioni, matrimoni e funerali reali e nella sua cripta vi sono le tombe dei grandi personaggi polacchi come i duchi di Masovia, l’ultimo re polacco Stanislao Augusto Puniatowski e il grande pianista Ignacy Jan Paderewski. Nei mesi estivi la cattedrale di Varsavia è anche luogo di eventi culturali, concerti e festival musicali.

Un ruolo importante ebbe nella città il “percorso reale”, via di rappresentanza che attualmente collega le tre antiche residenze dei regnanti: il castello reale, il parco Lazienkoski e il Palazzo di Wilanow. Passeggiare – o, perché no, andare a correre – lungo il percorso storico è un vero piacere; si inizia dalla piazza del castello fino ad arrivare nella via Nowy Swiat, piena di negozi e ristoranti. Lungo tutto il tratto reale è possibile ammirare palazzi e ville costruite nel XIX secolo dai ricchi varsaviani, che oggi sono per lo più sedi di ambasciate.

Ai piedi del castello si possono trovare le arcate di Kubicki, accuratamente restaurate, e i giardini su due livelli. In estate la città vecchia è piena di caffetterie con i loro giardini e i mercati, mentre il cortile e le arcate diventano scenario di avvenimenti e festival culturali. Sul lato ovest della piazza vi è il ponte gotico, dimenticato per anni e riscoperto solamente durante gli scavi archeologici condotti nel 1977 in occasione della ricostruzione del castello.

Al centro della piazza del castello vi è uno dei più importanti simboli della città, la colonna di Sigismondo. Fu eretta nel 1644 su iniziativa di re Ladislao IV in onore di suo padre, Sigismondo III Vasa, che trasferì la capitale della Polonia da Cracovia a Varsavia. La colonna è sempre assediata dai turisti e ai suoi piedi si organizzano tutti gli incontri durante la visita del centro storico.
Passeggiando nel cuore turistico della città polacca è impossibile non emozionarsi di fronte alla piazza del mercato, una delle più belle e antiche d’Europa. Fondata a cavallo tra il XIII e XIV secolo un tempo era la piazza principale di Varsavia. Qui si organizzavano le funzioni e le fiere e sempre qui avvenivano le cerimonie per i condannati. Al centro della piazza si può vedere anche il Monumento della Sirena di Varsavia, protettrice e simbolo della città.

Oggi la piazza del mercato non è solo un luogo di appuntamenti e meta di migliaia di turisti, ma anche scenario di numerosi eventi culturali. È particolarmente apprezzata dagli appassionati di musica jazz, che da oltre due decenni occorrono numerosi al festival jazz della città vecchia.

 

martedì 13 marzo 2018

PARTIRIPARTI - NAZARE`

Nazaré in Portogallo è il paesino del surf con le onde più alte del mondo

Nazaré è un piccolo paesino di pescatori in Portogallo, divenuto famoso in tutto il mondo grazie alle gigantesche onde che si infrangono sulle sue coste

 

Un piccolo borgo di pescatori e le onde più alte del mondo: stiamo parlando di Nazaré, cittadina del Portogallo divenuta la Mecca per i surfisti di tutto il mondo. Ogni anno migliaia di appassionati di surf raggiungono questa località per sfidare le onde e raggiungere nuovi record.

Situato sulla costa atlantica del Portogallo, a circa 125 km da Lisbona e 250 da Porto, Nazaré è sempre stato un tranquillo paesino, popolato per lo più da pescatori. Nell’ultimo periodo però è diventato uno dei luoghi di ritrovo dei surfisti, che percorrono chilometri pur di tuffarsi nelle acque di Nazaré.

Le caratteristiche morfologiche del luogo infatti sono molto particolari. Al di sotto di una rupe alta ben 320 metri, l’oceano crea delle onde che arrivano sino a 30 metri di altezza. Questo grazie alla presenza di un canyon sottomarino profondo circa 5 mila metri, che consente all’acqua di accumulare energia. In questo modo le onde raggiungono Playa de Nord con una potenza straordinaria.

Non è un caso dunque se tutti i più grandi surfisti sono passati per Nazaré almeno una volta (o di più) tentando di domare le sue onde. L’ultimo è stato Hugo Vau, sportivo portoghese che ha cavalcato Big Mama, una montagna d’acqua alta 35 metri, entrando nel Guinnes dei Primati.

Prima di lui era stata la volta dell’hawaiano Garrett McNamara, che era salito sulla sua tavola sfidando un’onda di 30 metri, di  Andrew Cotton e del brasiliano Carlos Burle. Fra gli appassionati che hanno cavalcato le onde in questo angolo di paradiso c’è anche Francisco Porcella, concorrente di Ballando con le Stelle e surfista di professione.

Lo sportivo sardo trapiantato alle Hawaii per inseguire il sogno di diventare un surfista, ha raccontato le emozioni provate quando è riuscito a cavalcare l’onda più alta del 2017 proprio a Nazaré. “Febbraio del 2017 è stato un momento molto importante – ha svelato nell’ultima puntata di Ballando con le Stelle -. Tutti quegli anni di surf sulle onde grandi sono stati ripagati quel giorno a Nazaré, in Portogallo. Sono riuscito a cavalcare un’onda molto grande di 22 metri”.

 

 

venerdì 9 marzo 2018

PARTIRIPARTI - TEMPLI D'ORO

Dal Golden Rock Temple al Tempio di Amritsar, quando i templi sono d’oro

Il Golden Rock Temple, il Tempio di Amritsar e il Kinkakuji sono tre templi buddisti completamente d’oro

 

Nello stato di Mon, in Birmania, vi è un tempio incredibilmente affascinante, la Pagoda Kyaiktiyo, detta anche Golden Rock Temple. Questo particolare edificio prende il nome dal fatto che è costituito da una piccola pagoda appoggiata su una roccia gigantesca di circa 7 metri e mezzo, interamente ricoperta d’oro, a sua volta incastrata su un altro masso. Il tempio si trova a circa 1.100 metri sul livello del mare e la particolare posizione fanno sembrare che la pagoda leviti nell’aria.

Secondo la leggenda, i due massi sono tenuti insieme solo da un capello di Buddha, che impedisce alle rocce di scivolare giù per il monte. Il Golden Rock Temple è una delle mete preferite dai turisti, sia per la spettacolarità della sua forma che per la vista incredibile di cui si gode dalla piazza accanto alla pagoda. Non solo, la Pagoda Kyaiktiyo è il terzo luogo di pellegrinaggio buddhista della Birmania, dopo la Pagoda Shwedagon e il Tempio Mahamuni. Sempre secondo la tradizione, i pellegrini che compiono il lungo tragitto dal campo base Kinpun fino al tempio per tre volte in un anno vengono ricompensati con una promessa di ricchezza e buona fortuna. L’accesso alle vicinanze del Golden Rock Temple è riservato ai soli uomini, secondo i dettami della tradizione buddista.
Nel Punjab, in India, vi è un altro tempio completamente d’oro, situato nella località di Amritsar ed è uno dei luoghi di pellegrinaggi in cui recarsi almeno una volta nella vita per i sikh. Il tempio d’oro si trova su un’isola artificiale collegata alla terraferma da un ponte, detto il ponte del Guru. Tutti possono accedere al tempio, purché senza scarpe e col capo coperto. All’interno vi è il Museo dei sikh, per conoscere tutto su questa religione.

Un altro dei templi d’oro, tra i più visitati al mondo, si trova a Kyoto, in Giappone ed è il tempio buddista Kinkakuji o Tempio del padiglione d’oro. Il nome deriva proprio dalla foglia d’oro con cui è ricoperto il padiglione. La pagoda è formata da tre piani e contiene le reliquie del Buddha. Attorno vi è un bellissimo giardino e tutta la struttura è circondata da uno stagno.